Liberalizzazioni e pensioni Altolà di D’Alema a Rutelli

I due vicepremier disegnano strategie opposte. Il ministro dei Beni culturali attaccato anche dai Comunisti: «È il messaggero dei poteri forti»

Antonio Signorini

da Roma

Francesco Rutelli: le liberalizzazioni sono «il perno» delle politiche per modernizzare l’Italia. Massimo D’Alema: puntare tutto su temi come la riforma delle pensioni e le liberalizzazioni è indice di una visione «parziale e anche un po’ ideologica». I vicepremier del governo Prodi hanno rilasciato contemporaneamente due interviste confezionate entrambe come appelli a favore di una «fase due» del governo Prodi in senso riformista. Ma dalle quali emergono impostazioni diverse sul cosa fare nel dopo-Finanziaria. Il leader della Margherita, intervistato dal Corriere della Sera, ha ripetuto che un piano di liberalizzazioni è secondo lui «irrinunciabile» e sarà «il perno di questo governo». «Su questo - ha avvertito - siamo molto netti e molto determinati. Discutiamo, precisiamo i dettagli, ma poi dobbiamo andare avanti». Il ministro degli Esteri, sentito da Repubblica, ha commentato la Finanziaria puntando sulla classica autocritica da errori di comunicazione. Per il futuro, ha assicurato, «abbiamo il dovere di ridare slancio a tutto il processo riformatore». Ma quando si è trattato di elencare le riforme da mettere in cantiere ha citato quella delle pensioni («dopo - ha precisato - avere individuato con chiarezza il perimetro dei lavori usuranti»), della pubblica amministrazione (anche se la spesa pubblica non può essere tagliata drasticamente perché quella italiana è «assai inferiore rispetto ai nostri partner») e quella della sanità. Le liberalizzazioni, ha aggiunto poi su sollecitazione del giornalista, «sono essenziali come tutto il resto. Ma - ha precisato - non credo che la nostra capacità di riforme si misuri sulle pensioni e sulle liberalizzazioni. È una visione parziale e anche un po’ ideologica».
Uno stop alla nuova offensiva di Rutelli e anche un’apertura ai partiti della sinistra radicale, che anche ieri hanno respinto l’offensiva dei fautori della «fase due». Rutelli «è il messaggero dei poteri forti», ha tagliato corto Marco Rizzo dei Comunisti italiani. Il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha aggiunto che «non c’è nessuna fase due, l’unica fase due è il programma» mentre per il capogruppo del Prc alla Camera Gennaro Migliore è una «improponibile stabilizzazione riformista della coalizione». E uno spunto per fermare ogni anelito riformista dentro centrosinistra arriva anche dal boom delle entrate fiscali.

Le risorse che ne deriveranno, con le quali il viceministro Visco ha annunciato di voler tagliare le tasse, secondo Pino Sgobio, capogruppo alla Camera del Pdci, servono a «segnare una discontinuità forte sui temi del lavoro e delle pensioni». C’è da scommetterlo, non nella direzione indicata da Rutelli.

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