All’indomani dell’annuncio del protocollo d’intesa per la costituzione della «Grande Brera», il ministro Sandro Bondi torna a parlare di tagli alle spese e di politica culturale. E lo fa, innanzitutto, per dimostrate come - al di là di grida d’allarme e proteste - il suo ministero sia riuscito nel compito di difendere la cultura dalla scure tremontiana. Togliendosi non pochi sassolini dalle scarpe, il ministro Bondi elenca tutto ciò che è riuscito a portare a casa. Curioso caso, il suo, di un politico che spiega quello che è riuscito a fare piuttosto di quello che vorrebbe fare. «La cultura deve e può diventare utile all’economia del Paese - spiega il ministro - E non il contrario. Un esempio? In un anno l’Anfiteatro Flavio viene visitato da 6 milioni di persone. La mostra dedicata a Caravaggio appena chiusa alle Scuderie del Quirinale è stata ammirata da 600mila persone. E solo tra sabato e domenica scorsa, per la “Notte del Caravaggio”, sono stati 25mila i romani e i turisti che hanno ammirato le sue tele. Impossibile negare che questi numeri non diano un riscontro economico all’indotto. Questa è cultura che fa bene all’economia».
Bondi non si è limita a parlare di grandi temi e di valori generali. E porta l’attenzione di tutti sui risultati concreti. «Intanto sono riuscito a far passare un principio importante - ricorda il ministro -. D’ora in poi sarà il mio dicastero a decidere la soppressione o meno degli istituti culturali. E quindi facendo prevalere criteri di merito e trasparenza». Il paventato taglio dei 231 enti culturali previsto dalla manovra, poi, è stato per il momento evitato: «Siamo riusciti a conservare i finanziamenti previsti per l’anno in corso». E in tempi di crisi economica i risultati ottenuti dal ministero dei Beni culturali non sono di poco conto. È vero che la manovra strutturale prevede un taglio di 58 milioni di euro nei prossimi due anni. I tagli per l’anno corrente, però, sono stati ridotti a 4 milioni rispetto ai 13 annunciati. «Ho scongiurato la soppressione, di fatto, degli enti e sono riuscito a lasciare inalterato per l’anno in corso il contributo statale». Nei particolari, spiega Bondi, i 4 milioni sono stati tagliati togliendo i contributi a tutti i comitati nazionali, fatto salvo quello dedicato a Cavour (coinvolto nelle celebrazione per il 150° anniversario dell’unità d’Italia), e riducendo del 15% i contributi destinati agli enti raccolti nella cosiddetta Lista triennale. Tra il 5 e il 6% si attesta il taglio agli istituti cosiddetti ex lege (come la Biennale, la Triennale, la Quadriennale). Le associazioni più piccole, elencate nella lista cosiddetta annuale e che ricevono di solito finanziamenti di piccola entità per un totale di un milione di euro, verranno invece finanziate a gennaio del 2011.
Bondi non minimizza la gravità delle decisioni prese a proposito del taglio del Fus (il Fondo unico per lo spettacolo) passato da 314 milioni di euro a 204 per il 2011. «Purtroppo le economie di scala sono necessarie - ricorda il ministro -. Ed è con un ripensamento generale del nostro intervento e del modo di intendere la cultura che si può invertire la rotta. Bisogna liberare la cultura dall’abbraccio soffocante dello Stato restituendo un ruolo alla società civile». Bondi cita il ruolo determinante che devono avere in questo senso gli sponsor privati e le fondazioni. E annuncia la pubblicazione di un bando per raccogliere fondi per 23 milioni dagli sponsor da destinare a ristrutturare il Colosseo rendendolo visitabile in tutte le sue parti. «Bisogna finirla - gli fa eco il sottosegretario Francesco Giro - con la politica dell’effimero e degli eventi. Tanti soldi spesi per manifestazioni di scarso rilievo culturale. In periodo di crisi meglio indirizzare le poche risorse per interventi strutturali». Come i lavori a Pompei, come la progettata Grande Brera. Tra i progetti del ministero, anche l’autonomia di gestione dei musei.
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