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Libertà e ideologie Ma qual è il prezzo per il paradiso?

Libertà e ideologie Ma qual è il prezzo per il paradiso?

Per fare la frittata, come si sa, bisogna rompere delle uova. E nel Novecento, ne sono state rotte fin troppe. Ma la frittata della «società perfetta» non è mai venuta bene. Nessun prezzo è troppo alto, se siamo convinti - o fingiamo di esserlo - di possedere la ricetta per realizzare il paradiso in terra. Quale costo potrebbe essere troppo alto per raggiungere il traguardo di una società felice e giusta? Nessuno, evidentemente. Pertanto, «se questa è l’omelette - diceva Isaiah Berlin - non c’è limite al numero di uova che si devono rompere».
Se in gioco c’è la felicità delle generazioni future, il prezzo da pagare nel presente diventa del tutto irrilevante. È questa la terribile logica delle ideologie. Se io infatti sono convinto - o fingo di esserlo - di conoscere l’unica strada per redimere l’umanità dal male, i mezzi per conseguire tale obiettivo diventeranno non solo plausibili, ma tutti legittimi. Da Lenin a Pol Pot, è questo il delirio di onnipotenza che ha ossessionato gli incubi dei sacerdoti dell’Ideologia. O dei «Bugiardi Metafisici», come li definisce Giancristiano Desiderio (Il Bugiardo Metafisico. Discorso su libertà, verità, violenza, liberilibri, pagg. 56, euro 9). Coloro, cioè, che credendo o fingendo di credere di avere in mano la Verità, hanno sacrificato ad essa non solo la libertà degli individui, ma la loro vita.
Mentre nell’antichità le vite umane venivano immolate agli dèi, nel Novecento milioni di donne e di uomini sono stati sacrificati sull’altare dei nuovi idoli delle ideologie. E cos’altro sono, le ideologie, se non quei luoghi tragici della storia, dove i grandi sistemi filosofici totalizzanti si incrociano con la politica? Sotto accusa è dunque la metafisica occidentale che, animata dalla irresistibile pulsione di ridurre le molteplici voci della realtà alla muta identità dell’Uno, ha inflitto al mondo una dose supplementare di violenza. Come se non bastasse quella che la «natura matrigna» - come diceva Leopardi - elargisce gratuitamente agli uomini. L’espressione totalitaria della metafisica, osserva Desiderio, sono i Gulag e i campi di sterminio. Luoghi dove la violenza della politica dei Bugiardi Metafisici ha preteso di raddrizzare il «legno storto dell’umanità». E per arginare la violenza della metafisica occidentale, cuore pulsante di ogni Ideologia, Desiderio propone un antidoto: il liberalismo politico. Che egli rintraccia, oltre che in Berlin, nella filosofia di Croce e di Hannah Arendt. Tre pensatori accomunati dal «primato indiscusso del pluralismo».
Croce è infatti «il filosofo della distinzione», il cui senso è proprio la libertà. Intesa come limite invalicabile che «il pensiero riconosce a sé e all’altro da sé». Talché, quando il suo senso viene smarrito, come spesso è accaduto nel Novecento, puntualmente si scatena l’oppressione. Ne era convinto Berlin, lucido assertore del pluralismo liberale e nemico di ogni monismo metafisico. Ne era convinta Hannah Arendt, secondo cui sono gli uomini in carne e ossa a vivere sulla terra, non l’Uomo astratto vagheggiato dalle ideologie e dalla metafisica. Berlin, Croce e Hannah Arendt, secondo Desiderio, mantengono il loro pensiero al di qua del «limite». Il solo modo per rispettare la realtà nella sua vitale pluralità, nelle sue molteplici differenze. La «filosofia del limite» che caratterizza il loro pensiero è la capacità di guardare il mondo da prospettive diverse. Senza la pretesa di abbracciarlo nella sua interezza. Ecco perché il loro liberalismo non è riducibile a un sistema compiuto, ma evoca una libertà sempre in cammino.
Il liberalismo non è un perfetto ordine politico, non è una metafisica, né un’ideologia, ma un processo. Come lo è del resto la stessa democrazia. Che deve restare sempre incompiuta. Pena il suo dissolvimento in un sistema dentro cui gli individui perderebbero, alla fine, non solo la propria libertà, ma la vita stessa.


giuseppecantarano@libero.it

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