«Libertà di scelta contro i docenti rossi», ed è bufera

RomaMinacce di scioperi, accuse di attentato alla costituzione e levata di scudi che, in confronto, il processo breve, è sembrato una passeggiata. Il premier Silvio Berlusconi è tornato a parlare di scuola pubblica scatenando le ire della sinistra, che nell’istruzione statale ha una buona fetta dello zoccolo duro. L’occasione è stato un messaggio ad un convegno dell’Associazione nazionale mamme. Berlusconi, parlando dell’azione del governo, ha sottolineato come in questa legislatura si sia data la possibilità alle famiglie di scegliere. Se vogliono, possono sottrarre i figli da «quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia».
Una accusa che non riguarda la totalità del corpo insegnante, ha poi precisato il presidente del Consiglio. «Ho semplicemente detto che se una famiglia manda il figlio in una scuola pubblica e per sua sfortuna si trova un insegnante di sinistra che vuole inculcargli dei valori diversi rispetto a quelli della famiglia, lo Stato attraverso le regioni deve intervenire per dare a quella famiglia adeguato sostegno per mandare suo figlio in una scuola cattolica». Replica rivolta alla sinistra, ma che sembra adattarsi soprattutto al sindacalismo cattolico che non aveva apprezzato l’uscita di Berlusconi. Il segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima, ha definito le parole del Cavaliere, una «barzelletta che non fa ridere».
La sinistra è invece andata a nozze. A partire dal sindacato Flc-Cgil il cui segretario Mimmo Pantaleo ha accusato Berlusconi di avere pronunciato parole «eversive perché mirano a cancellare la libertà d’insegnamento». A breve distanza, è arrivata Rete studenti, vicina alla Cgil: «Siamo stufi di dover difendere la scuola pubblica dagli attacchi del presidente del Consiglio. Il carattere pubblico di scuola ed università non deve essere messo in discussione né con le parole né con le riforme, è alla base della Costituzione». Stessi toni apocalittici da Italia dei valori, mentre Nichi Vendola ha scelto l’ironia («gli insegnanti che considera adeguati sono Lele Mora, Fabrizio Corona ed Emilio Fede») seguito d Pier Luigi Bersani. Le frasi sulla scuola - per il segretario Pd - appartengono ad uno «stupidario», dovrebbe andare lui ad insegnare i valori della famiglia «visto che se ne intende».
In sostegno al premier, Renato Brunetta.

«Sappiamo tutti di una prevalenza ideologica nella scuola pubblica. Non me ne dolgo più di tanto, però è indubbio che vi sia questa deriva. Questo - è la conclusione del ministro - non inficia il valore della scuola pubblica, ma richiede molta attenzione».

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