Linvasione continua. Altri 1257 profughi africani sbarcati a Lampedusa da ieri mattina su cinque diverse carrette del mare, mentre altre ne vengono segnalate in arrivo. È uno stillicidio che parla chiaro: Gheddafi sta mantenendo la minaccia di spalancare i confini e di spedire verso lItalia «traditrice» la bomba a orologeria costituita da migliaia di immigrati. A questo punto non è più possibile ignorare la vera natura di questi atti, che fanno parte di una strategia bellica decisa da Tripoli per indebolire il fronte della Nato attraverso lItalia.
Mentre la Danimarca istituisce controlli alle frontiere in barba al trattato di Schengen rimediando dure critiche dal presidente della Commissione europea Barroso, diventa sempre meno tollerabile che lItalia sia lasciata sola a fronteggiare la situazione e a subirne le conseguenze. È infatti assurdo che il blocco navale dellAlleanza Atlantica in corso davanti alle coste libiche non venga utilizzato per fermare le partenze dai porti di quel Paese, ormai ben individuati. Le fregate inviate dalla Nato, invece, stanno a guardare i barconi che passano.
Manca, insomma, una strategia contro l«arma asimmetrica» del Colonnello ed è giunto il momento che lItalia la pretenda dalla Nato, oltre che farsi sentire in sede europea: ieri il ministro dellInterno Roberto Maroni ha ribadito che «solleciteremo ancora unazione forte della diplomazia che ponga fine alla guerra in Libia, altrimenti non cè modo di fermare gli sbarchi». Il premier Silvio Berlusconi mantiene invece una linea di maggiore apertura: ieri ha assicurato che «reggiamo bene la situazione e non andremo a chiedere lelemosina a qualche Paese europeo».
Fin qui alle nostre richieste di solidarietà i grandi Paesi dellUe e le istituzioni di Bruxelles hanno risposto invitando sostanzialmente ad arrangiarci. E in queste ore, davanti al moltiplicarsi degli arrivi in condizioni di rischio sempre estreme, lEuropa semplicemente tace. Ma non potrà farlo quando, il 24 giugno, i ministri dellUe si riuniranno e allordine del giorno ci sarà la riforma del trattato di Schengen sulla libera circolazione.
Soccorrere i profughi in partenza dalla Libia ancora in mano a Gheddafi (o a chi per lui, visto che non circolano sue immagini credibili da quasi due settimane) rimarrà comunque un dovere umanitario, ma ciò non toglie che sia giusto considerare le carrette del mare alla stregua di armi improprie usate contro il nostro Paese.
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