In «Rimpatriata con il morto» di Antonio Caron (Frilli, settembre 2009) il maresciallo dei carabinieri Sebastiano Vitale, il beneamato da tanti lettori, è alla sua dodicesima prova, dal 1998 di Giallo Piemontese. Come il suo autore, Vitale viveva a Torino, poi con la moglie Marisa si sono spostati nella campagna piemontese in una casetta ristrutturata a prezzo di sacrifici (non sono lauti gli stipendi dei servitori dello Stato). A volte soggiorna in vacanza, o missioni speciali, nell'immediata riviera di Genova, come per il G8 del 2001 descritto in Summit a Genova per il maresciallo Vitale (Frilli, 2007). Con qualche collega di spalla rinnova i celebri investigatori della Letteratura: dal Dupin del giornalista statunitense Poe nei «Racconti straordinari» (1840) a Sherlock Holmes protagonista (1891/1927) di quelli di sir Arthur Conan Doyle, al «Poirot» di Agatha Christie, che dal 1926 furoreggia tuttora in film e Tv.
Caron, giornalista professionista, porta alcune virtù del mestiere nella sua attività di scrittore: nello stile asciutto, agile («Ma solo dai giornali s'impara la brevità» è indimenticabile articolo di Giovanni Raboni del 28 agosto 1999 sul «Corriere della Sera»); nell'osservanza di un undicesimo comandamento «Non annoiare mai il lettore»; nell'interesse per il sociale, per una microcriminalità e le piccole-grandi truffe del mondo globalizzato in cui potremmo trovarci coinvolti; nell'attenzione agli scenari del terrorismo internazionale che con zotici sicari potrebbe «deflagrare». (http://digilander.libero.it/ton.caron).
«Summit a Genova per il maresciallo Vitale» è un libro da mettere in bella vista in biblioteca per riprenderlo spesso e non dimenticare l'offesa alla nostra città. Nel luglio 2001 al G8, tra gli intenzionati a far sentire la loro voce contro la globalizzazione, anche due personaggi secondari Gessica e Iuri, giovanissimi parrocchiani di Treponti in provincia di Cuneo. È tipico di Caron un modo «televisivo» di scrivere con l'incastro di storie diverse a sviluppo in contemporanea, tipico delle Soap e delle serie Tv.
I due ragazzi per giungere a Genova s'erano armati di sacco a pelo e borracce come per le loro uscite di boy scout. Iuri, alloggiato allo Stadio Carlini, al risveglio con altri bravi ragazzi come lui, è colpito dall'atteggiamento di giovani con cui avevano condiviso la cena al vassoio, servita la sera prima da volontari delle Pubbliche Istituzioni. Gli allegri compagnoni di canti con chitarre si trasformano: cappucci neri in testa, materassini tagliati a strisce per paragomiti e parastinchi. Spuntano mazze e bastoni. Segue il racconto di Iuri dalle 10.30 del 20 luglio 2001. All'angolo con Corso Torino, i Neri smontano la struttura di un vecchio gabbiotto trasformando i tubi metallici in armi, danno fuoco a cassonetti della spazzatura e le campane per la raccolta del vetro forniscono bottiglie da scagliare contro le forze dell'ordine. Viene gettata una molotov verso i poliziotti da uno con la bocca coperta che, subito, se la squaglia. «Vigliacco!», verrebbe da gridargli ma pressati dalla suspense si continua a leggere. In quel luglio, finita la carica dei Black, lo spettacolo è di «gente che vaga inebetita, sangue sull'asfalto, grida di disperazione coperte dall'urlo delle sirene».
Nei libri di Caron ricorre anche l'altra Genova, quella del suo amore-ammirazione, con tanti particolari della nostra quotidianità: «La tramontana gelida che in via San Luca s'insinua come un torrente in secca fra alti caseggiati»; una Genova vista dall'alto, «coperta da un manto di tetti grigi, la parte a monte in disparte come una nobildonna che non si mischia ai vicoli plebei», l'orizzonte coperto dalla maccaia cantata da Bruno Lauzi in «Genova per noi».
La trama del libro ipotizza un intrigo internazionale per far la pelle a Putin, con radici in Oriente e nella storia medievale genovese dei Templari. Una trama modernissima che meriterebbe di diventare il film di successo di uno 007: dobbiamo ricordare che Putin è stato il delfino di Eltsin, l'eroe in piedi sul carro-armato della rivolta che fece svoltare ad Occidente l'orientale e fondamentalista Urss.
Per un autore il proprio libro fresco di stampa è come un bimbo piccolo da far crescere, perciò se Summit è da non dimenticare mai, è giusto focalizzare l'attenzione su «Rimpatriata con il morto», per ora ultimo testo dello scrittore. Si svolge in uno scenario più circoscritto, nell'alessandrino, dove però ha importanza un vasto traffico oltre le Alpi, che riguarda prostitute dall'Est.
Il maresciallo Vitale prova un'umana comprensione per queste «povere disgraziate che dalla vita hanno avuto solo amarezze e sopraffazioni». Anzi, un interesse del libro, è lo scandaglio di un mondo al femminile, mogli apprensive, quarantenni spregiudicate, stimate professioniste, indagato con partecipazione e che sembra introdotto da una riflessione di Caron su un personaggio del Summit. In esso, a proposito di una donna dirigente al Pentagono, che dopo aver sorpreso nella propria casa il marito a letto con un'altra, lo lascia diventando «donna in carriera», Caron sottolinea che «ha anteposto la dignità personale alle ipocrisie di una vita coniugale ormai priva di punti fissi».
E anche in questo nuovo testo, «La Rimpatriata» - da segnalare - che l'attualità ha il suo colpo d'ala: sembra, da parte dell'autore, il desiderio di riflettere e farci riflettere su temi più alti. In «Summit» sulla tragedia dei disordini del G8, questa volta sulla fierezza di certe tradizioni come la nostra Arma dei Carabinieri.
A Sebastiano Vitale, un sottoposto chiede perché abbia accettato di sostituire, pur se pro tempore, il comandante della stazione di Capriano Ligure dove si svolge la vicenda. «Usi obbedir tacendo», gli risponde Vitale con il motto dei Carabinieri e - a questa pagina 163 del libro - seguono le strofe del poema di Costantino Nigra: «Del Re custodi e della legge, schiavi/ sol del dover, usi obbedir tacendo/ e tacendo morir/... Fiera, indomata la virtù latina/... Onore, onore ai prodi Carabinieri!».
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