di Ferruccio Repetti
Si sa (e mi domando ancora perché non si dovrebbe dire) che ci sono volontari di nome e volontari di fatto. Ci sono i volontari che prendono lo stipendio facendo i vigilantes dei campi nomadi o gli assistenti sociali. E per il fisco e le statistiche risultano disoccupati. Poi, ci sono quelli che sottraggono tempo e risorse al lavoro e alla famiglia, e regalano ore, settimane o mesi di fatica agli altri, anche se non li hanno mai visti prima. Lo fanno in silenzio e gratis, perché ci credono. E danno un aiuto sostanziale e disinteressato a chi ne ha veramente bisogno, a due passi da casa o mille miglia lontano. Come i «Medici in Africa», entusiasti che hanno fondato una Onlus nel maggio 2007, si sono rimboccati le maniche e mangiati le ferie, per recarsi periodicamente in Mali, Gabon, Burkina Faso e in tanti altri Paesi dove cè bisogno. Di volontari veri. Che curano il corpo e un po anche lanima. E come compenso ricevono un sorriso o una pacca sulle spalle.
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