Dopo sei anni, la vicenda del «libro della discordia» si è finalmente conclusa. Il Tribunale di Roma ha dato ragione a Rita Pomponio, autrice del volume «Roma Municipio VIII. Storia, antichità, monumenti». La studiosa si era rivolta al giudice dopo essersi resa conto che il libro realizzato dallUpter (Università popolare di Roma), vincitore del bando indetto dal municipio, era in gran parte stato copiato dai suoi lavori. Una vera e propria beffa, visto che la ricercatrice lavorava a quel progetto da un anno e a un tratto si era vista togliere lincarico senza essere nemmeno avvisata, per poi ritrovare il frutto delle sue ricerche in un libro pubblicato da altri.
Ma andiamo con ordine. La vicenda inizia nel 2001, quando lVIII municipio contatta direttamente Pomponio perché realizzi un libro sulla storia e le antichità del territorio. La ricercatrice, autrice di alcuni saggi sullargomento, presenta il progetto. «Non fu firmata nessuna lettera dincarico - racconta -, ma mi dissero che potevo iniziare. Mi fidai e andai avanti». Nel 2003, dopo più di un anno di ricerche, unamica le segnala che sul sito Internet del municipio è comparso un bando di concorso pubblico per lo stesso libro che sta scrivendo lei. «Non essendoci un accordo scritto - prosegue Pomponio - non ho potuto agire per vie legali. Così, ho partecipato al concorso e mi sono classificata ultima». La gara è vinta dallUpter, che presenta un volume dal titolo «Il Municipio Roma delle Torri. Storia di un territorio», finanziato dal Comune, mentre la studiosa decide di pubblicare autonomamente il suo libro nel gennaio 2006. Ma quando, a maggio dello stesso anno, viene stampato il testo dellUpter, Pomponio ha una brutta sorpresa. «Mi sono subito accorta che quel libro conteneva lunghi stralci delle mie opere, integralmente copiati. Come dire, oltre al danno, la beffa». Quando Pomponio si rivolge al municipio per protestare, chiedendo che il libro dellUpter non sia distribuito, le viene risposto che la sua è «solo rabbia per essere arrivata ultima», mentre il testo da lei curato è definito «misero». Ma dal «misero» volume, come accertato dal Tribunale di Roma, vengono copiati circa venti brani, con differenze di dettagli. Per questo, lordinanza del giudice ha vietato al Comune di Roma e allUpter la diffusione del libro.
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