Cronache

Il libro Gianni Dagnino, il presidente della svolta

(...) L’intuizione di Gianni Dagnino» che sarà presentato oggi, alle 18, nel salone di rappresentanza della sede di Banca Carige, in via Cassa di Risparmio 15. Il racconto, che scorre veloce nelle poco più di 80 pagine del volumetto, arricchito anche da diverse fotografie a colori, illustra un momento cruciale nella storia dell’istituto di credito, che seppe affrontare in maniera brillante il delicato periodo di trasformazione del sistema bancario italiano.
Nel racconto di Bovio l’impegno professionale dei protagonisti si intreccia alle vicende squisitamente private. Così l’autore ricorda i primi incontri riservati avuti con Gianni Dagnino il «suo» presidente. «Nella prima di queste occasioni a casa sua - scrive - Gianni mi aveva espresso la sincera soddisfazione di avermi come vice in un compito che riteneva davvero arduo anche per talune situazioni difficili in cui si trovava la Cassa, e che voleva affrontare con decisione e possibilmente risolvere». Si comprende che l’affiatamento tra presidente e vice è notevole anche nelle confidenze più private. «Pur essendo uomo di grande coraggio e determinazione - scrive Bovio -, mi disse apertamente che non dimenticava il grave infarto che l’aveva colpito l’anno prima, per cui l’avere al fianco, in una posizione così delicata, un amico sincero gli infondeva fiducia e serenità». Bovio ebbe subito modo di scoprire la grande umanità di Dagnino, «un signore davvero», «teso e critico con chi, a suo avviso, non era stato leale. E in quelle circostanze non gli mancava l’impeto polemico. Ma, quando era il caso, faceva poi capire che “il fatto” era superato».
Bovio dedica ampio spazio nel libro proprio alla figura del presidente Dagnino, di grande rilievo nel panorama non certamente solo genovese. «... era reduce da ripetute e multiformi esperienze politiche (segretario provinciale della democrazia cristiana, assessore alla Provincia, deputato per due legislature), ma anche da quella particolarmente pregnante di primo presidente della Regione Liguria, manifestò una ferma volontà sulla via del rimodernamento e dell’apertura a nuovi orizzonti operativi, all’inizio almeno regionali». Il legame tra Franco Bovio e Gianni Dagnino si concluderà bruscamente una mattina del 3 febbraio 1995 «quando al 14° piano della sede della Banca, Berneschi e io, nell’attesa dell’ambulanza cercammo affannosamente e purtroppo inutilmente di rianimare il cuore da tempo stanco, di quell’amico raro, intelligente, sensibile - appunto indimenticabile - che era stato Gianni Dagnino, improvvisamente addormentatosi per sempre».
In mezzo 14 anni di faticosi successi legati alla trasformazione dell’istituto creditizio, che passò dall’essere una «banca locale» a un punto di riferimento nel panorama nazionale. Un cambiamento epocale come scriveva nel gennaio del 1984 proprio Dagnino parlando di «un rovesciamento di mentalità: non più il banchiere che sta dietro la scrivania e attende i clienti e giudica e valuta le loro richieste quasi unicamente sul parametro dell’utilità per l’istituto delle singola operazione, ma il banchiere che si muove, si immedesima nelle esigenze del cliente e fa di tutto per soddisfarle».
Comincia così la fase dell’espansione territoriale (dalle altre regioni italiane, fino alle filiali di Hong Kong e Mosca, tanto per fare due esempi), che va di pari passo con la rivalutazione del patrimonio artistico: la banca cerca sedi di prestigio e le crea in edifici di grande valore, ma lasciati andare, come la ex chiesa di Santa Sabina a Genova riportata all’antico splendore.
Nel 1991 nasce la Carige, società per azioni, «con l’accento sulla i come la pronunciavamo io e Dagnino», dice Bovio, e l’impulso a crescere diventa sempre più forte grazie anche al potenziamento delle iniziative di solidarietà, con sponsorizzazioni di eventi, finanziamenti di reparti ospedalieri, acquisto di apparecchi diagnostici sia per il San Martino sia per il Gaslini.
Ma sovvenzioni arrivarono anche ai teatri, ai circoli culturali, alle associazioni e, su idea del giornalista Pier Antonio Zannoni, la creazione del premio Rapallo Carige per le donne scrittrici.

«Qualcuno aveva detto, nei primi anni Novanta, che la Carige era un vero faro di cultura», scrive Bovio che ricorda come, in quegli anni, il lavorare all’interno della Carige rendeva tutti consapevoli di partecipare a qualcosa di importante. E leggere il libro è un modo per rivivere quell’atmosferaMonica Bottino

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