Roma - Prima della sfilata di ieri sera al Palazzo Valentini di Roma, Raffaella Curiel ne ha mandate a casa 12. Fanno 30, con quelle che ha rifiutato mesi fa per la passerella di Milano. «Modelle troppo magre, anoressiche. Delle ragazzine di 18-20 anni che sembrano efebi e hanno ben poco di femminile, malgrado i seni rifatti. In sartoria tengo quantità industriali di zucchero, perché svengono in continuazione e mi rifaccio i muscoli a tirarle su».
La stilista milanese è stremata dal fitting nella suite del grande albergo romano. I suoi magnifici abiti, ispirati alle eroine le cui sontuose toilettes Marcel Proust ha immortalato nella Recherche, hanno taglie «normali»: 40-44. Ma tante indossatrici vestono la 38, addirittura la 36 e quei preziosi pezzi unici spesso si devono restringere. La Curiel si ribella e lancia il suo j’accuse nel mezzo della cinque-giorni di AltaRoma che si sta svolgendo nella capitale.
Dopo tante campagne internazionali contro l’anoressia nella moda, il codice deontologico voluto dal ministro Giovanna Melandri, le raccomandazioni della Camera Nazionale della moda, la lettera della Provincia di Roma che ospita le serate di AltaRoma e protocolli vari, in Italia non è cambiato niente?
«Purtroppo, è così. Da un anno mando copia di questi documenti alle agenzie di modelle, chiedendo ragazze non troppo esili, eppure devo scartarne 29 su 30. Poche ore fa una giovanissima slava si è sentita male e mi ha chiesto un panino al prosciutto per riprendersi. Le ho domandato: “Perché siete tutte troppo magre?”. E lei: “Sono gli stilisti che ci vedono sempre troppo grasse”. Per quanto mi riguarda, invece, le trovo inguardabili. A volte mi sembrano dei travestiti. Sono il tipo opposto a quello che voglio vestire, davvero femminile. La mia modella preferita, infatti, è Tatiana Turcan: una bella russa, bionda, con tutte le forme al posto giusto. Una donna vera, insomma». La indica, mentre prova un lungo vestito grigio, drappeggiato sul bustino e con un’unica manica ricamatissima. Il suo corpo è florido e sinuoso ma slanciato e non si può che convenire sul giudizio della Curiel.
Ma perché i creatori di moda continuano a pretendere modelle-stecchino?
«La verità è che la taglia 38 ha un certo tipo di vestibilità, l’abito cade meglio comunque e tante magagne si camuffano. Soprattutto nel prêt à porter, tutto è più facile e, senza fare nomi, sono stati alcuni grandi della moda a lanciare questi efebi che ora impazzano. Anche se ora tutti negano. Ma per me, la situazione è disperante. Ricordo quando Visconti girava Il Gattopardo e spiegava alla Cardinale come camminare. Le diceva: “Devi conquistare il pavimento”. Queste ragazzine, invece, il pavimento lo bucano. Lo mangiano con un passo da cavallo, poggiando male il calcagno, alzando troppo il ginocchio anche per mascherare gli orli che non sono mai dritti».
E perché sono così?
«Perché quando si è troppo magre non si riempie la taglia e l’orlo diventa storto e lungo, il tempo per correggerlo nel backstage spesso non c’è».
Lei ha sempre avuto questa diversa filosofia o si è adeguata ora alle nuove direttive anti-anoressia?
«È dal ’63 che mi occupo di problemi sociali e ho sempre sposato la campagna contro le donne-grissino. Questa immagine che anche la tv dà influenzando soprattutto le più giovani è pericolosissima: vedo ragazze che si ammalano, spesso non hanno il mestruo, non mettono al mondo bambini. Non dico di guardare alle donne del Bellini o del Botticelli, ma questi androgini di oggi, femmine e maschi insieme, li rifiuto. E credo che la comunicazione debba finalmente correggere il tiro».
Oltre a questa, quali sono le sue motivazioni?
«Sono molto
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