Lo licenziano, fa una strage Colpa della crisi? No, è pazzia

C’è il fondato timore che nelle cronache e nei commenti giornalistici il tragico episodio di Massarosa - l’ex dipendente Paolo Iacconi che uccide, per poi suicidarsi, due dirigenti della ditta dalla quale era stato licenziato - non resti quello che è, un doloroso e triste fatto di cronaca. C’è il fondato timore che qualche bello spirito progressista ne faccia il pretesto per una «forte» denuncia delle (...)
(...) nefandezze dell’economia di mercato, allargando ovviamente il tiro a Berlusconi e alla sua incapacità di gestire la crisi economica inducendo i lavoratori a gesti disperati. La stessa disonestà intellettuale che porta a bollare - o meglio portava, quando c’era Bush. Con Obama su simili fatti basta un titolino a una colonna in cronaca - di assassina l’intera America allorché uno studente o un impiegato imbraccia il fucile e compie una mezza strage. Non saremo certo noi a diminuire la gravità del duplice omicidio di Massarosa. Che resta tuttavia circoscritto alla sfera personale, senza alcun riflesso di carattere generale: Paolo Iacconi non è e non può esser eletto a paradigma della classe lavoratrice alle prese con licenziamenti e disoccupazione. Così come l’uomo che due settimane fa, a Grosseto, sorprendendo la moglie a letto con l’amante s’è messo a sparare come un pazzo non rappresenta il folto popolo dei becchi capace, nella stragrande maggioranza, di affrontare simili frangenti con sistemi meno efferati. Ciò non esclude che in determinate circostanze, un licenziamento, appunto, o una palese infedeltà, non ci sia chi non pensi di farsi giustizia a suon di revolverate. Ma l’impulso dura un momento, altrimenti l’Italia sarebbe un cimitero.
Sono, queste, considerazioni elementari, eppure c’è sempre chi non rinuncia a piegare i fatti alle ideologie o peggio ancora agli interessi di bottega del momento. Traendo, da una vicenda individuale e soggettiva, conclusioni universali e di attinenza sociale. In ciò confortato dalla cattiva lezione della sociologia per la quale non esiste l’individuo, ma la ricostruzione statistica di quel che si agita nella massa senza volto, nell’indistinto della gente.

Per questo, è assai probabile che non riusciremo a scampare le turgide, retoriche denunce di un «modello» che porta i lavoratori esasperati a impugnare le armi per affermare le proprie ragioni. Giungendo alla conclusione che il dito sul grilletto, a Massarosa, non era quello di Paolo Iacconi, ma di Silvio Berlusconi.

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