«È una cellinata». «No, una reazione isterica». I commenti sono di due tipi ma entrambi riportano a galla il temperamento pirotecnico di Massimo Cellino, presidente del Cagliari all’estero, vive infatti a Miami più che a Cagliari. Martedì, sul far della sera, ha dato mandato al suo dg Marruocco di licenziare in tronco Massimiliano Allegri a 48 ore dalla sconfitta di Torino contro la Juve. Misterioso il motivo così da rendere necessario il rovistare tra pettegolezzi e retroscena per ricostruire lo stravagante puzzle. Perché nel calcio dei nostri tempi si può licenziare un allenatore per futili motivi: perché ha perso qualche partita, perché si intestardisce a scegliere calciatori non graditi alla società, persino, secondo qualche leggenda metropolitana smentita, per aver attentato all’onore della moglie del presidente. Mai era accaduto per un pettegolezzo smentito sulle scelte professionali future dell’allenatore in questione, Max Allegri abbinato alla Juve del prossimo torneo. In materia il precedente più famoso (Castagner lasciato a casa da Farina del Milan perché informato dell’accordo con Pellegrini e l’Inter) è un esempio di bon ton, a confronto. I protagonisti hanno scelto di non parlare a caldo. Oggi toccherà ad Allegri, con un congedo elegante, senza polemiche, da Cagliari, il giorno dopo al vulcanico presidente di ritorno da Miami. Nessuno dei due racconterà fatti e antefatti. Proviamo a farlo noi.
Due settimane prima dell’incidente diplomatico, Cellino e Allegri si fermano a colloquio e il tecnico livornese informa il suo dirigente in modo trasparente sui suoi programmi. «Io penso d’aver concluso il mio ciclo a Cagliari, finiamo il campionato senza dirlo, per evitare cadute di tensione dalla squadra, nel frattempo lei si guardi in giro. Non ho ricevuto alcuna richiesta ma la informerò al volo poiché è lei che deve liberarmi dal contratto, magari può ricavare qualche vantaggio per il Cagliari»: questo in sintesi il colloquio riservatissimo.
Cellino non la prende benissimo e nel frattempo reagisce male alla serie di insuccessi della squadra, specie gli ultimi due, sconfitte ripetute, ma senza demeriti speciali, contro Milan in casa e Juve a Torino. Nel frattempo, poiché i giornali accreditano l’ipotesi di Allegri tecnico della futura Juve, Cellino viene tempestato da una striscia di «boatos». Qualche amico lo aizza: «Sei come il marito cornuto: l’ultimo a saperlo». A quel punto, già immusonito dalla sconfitta con la Juve, Cellino dà il mandato al dg Marruocco di andare da Allegri e proporgli il prolungamento del contratto fino al giugno del 2012. Il tecnico livornese la prende come una provocazione e respinge l’offerta. «Ho detto che vado via, cosa c’entra ora il prolungamento?» lo sfogo privato. Che prelude al provvedimento di licenziamento con la scelta di far sedere sulla panchina, da domenica, Giorgio Melis, tecnico della primavera, con la collaborazione di Gianluca Festa. Quest’ultimo, amico e sodale di Zola, in rotta con Cellino per l’amicizia con Gianfranco, è tornato d’attualità a Cagliari proprio dopo aver rotto i rapporti con Zola, volato a Londra, col West Ham senza coinvolgerlo nell’avventura.
Nel frattempo è provato
l’effetto che fa ricevere la panchina d’oro dai colleghi, a Coverciano. Siamo già al terzo episodio consecutivo: prima Simoni (Inter), poi Mancini (idem come sopra), quindi Allegri. Meglio toccar ferro la prossima volta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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