Il Liga a «Matrix», 50 anni senza rughe sull’anima

Con l’intervista rilasciata ad Alessio Vinci e con il suo ultimo disco Arrivederci, mostro!, nei cinquant’anni c’è entrato davvero. Ci è entrato sereno, restando un mediano che non si è borghesizzato, restando rock ma a un’altra velocità con un ribellismo congenito perfettamente incorniciato da rughe belle.
Un cd per prendere congedo dai mostri che uno si porta dentro «alcuni di loro li ho affrontati in questo album ma era solamente per fargli sapere che li stavo salutando. So benissimo che sarebbe troppo bello se fosse un saluto definitivo. Infatti non mi sono permesso di dire “Addio, mostro!” ma un più prudente e realistico: “Arrivederci, mostro!”» e un padrone di casa pacifico che gli ha regalato il suo Matrix per raccontarsi. È così che ha vinto anche martedì sera Luciano Ligabue (Matrix, Canale 5 ore 23.30), come vince sempre: facendo vedere chi è. Con Vinci che lo traghettava, senza incalzarlo e senza aggredirlo, portandolo morbido in oltre vent’anni di carriera. Con il pubblico (prevalentemente femminile e anagraficamente trasversale) in delirio, con gli spezzoni dei suoi concerti, con le immagini delle sue glorie. È partito tutto da Balliamo sul mondo (primo singolo di enorme successo) della quale un tempo diceva «non mi vedo a cantarla a cinquant’anni» e della quale oggi, a cinquant’anni, dice «non vedo l’ora di ricantarla».
E poi l’avventura del 10 settembre 2005, il concerto Campovolo tenuto su più palchi contemporaneamente, con Liga che cantava e ballava e saltava da uno all’altro «una fatica immane e forse una cosa eccessivamente mastodontica». C’erano 180mila persone paganti quella volta per festeggiare il suo ritorno dopo un’assenza di due anni: uno dei dieci concerti più grandi d’Europa. E poi i libri, il cinema (la sua opera prima, Radiofreccia, si aggiudicò nel 1998, tre David di Donatello, due Nastri d’Argento, un Globo d’Oro e tre Ciak d’Oro), i tour (quello che partirà quest’estate negli stadi italiani ha già registrato il tutto esaurito), la politica... Le consacrazioni, le cadute e tutti i suoi robusti ritorni. Sempre come prima, mai uguale a prima.

Roco di voce, liscio d’anima. Alla faccia del mediano, Liga. Che ha scritto Piccola stella senza cielo oggi ha trovato un cielo dove mettere tutte le sue stelle. Con Vinci che, l’altra sera, gli indicava la strada. A ritroso.

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