Ligresti, Crédit Suisse non resterà nel capitale Fonsai, Premafin al 41%

Il riassetto Ligresti, con le ricapitalizzazioni di Premafin e FonSai, riporta sugli scudi un banchiere d’affari protagonista delle grandi operazioni a cavallo del secolo. Dall’Opa Telecom alla stessa Fondiaria-Sai. Ma Federico Imbert, capo di Crédit Suisse in Italia, non è intenzionato a svolgere un ruolo attivo nel futuro della holding del gruppo. L’ipotesi circola sul mercato perché la banca che garantirà l’aumento da 225 milioni di Premafin, in caso di inoptato, potrebbe salire fino al 20% nel capitale della holding. Ma non sarà così: «Questo era un dossier difficile - ha confidato in questi giorni il banchiere napoletano a chi gli sta più vicino - e noi l’abbiamo trasformata in un’operazione lineare, modificando una struttura originale che non era digeribile». Ma proprio per questo né Imbert né il Crédit Susse intendono fare di più: «Non è il nostro mestiere e comunque si tratta di un’operazione di mercato, niente a che vedere con l’intervento su Fondiaria del 2002».

Così, il team che sta preparando l’operazione, in rampa di lancio ragionevolmente in aprile, si prepara a non conservare l’eventuale inoptato («le azioni non resteranno in accollo alla banca, come succede sempre»), anche perché si aspetta che l’inoptato, alle condizioni favorevoli che verranno proposte (sconto del 30-33% sul prezzo di mercato), risulterà estremamente limitato.
E dopo avere fatto i primi conti, la quota che i Ligresti manterranno in FonSai dopo l’aumento da 460 milioni non calerà sotto il 41%, con un apporto di nuovo capitale nell’ordine dei 100-110 milioni.

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