Liguria ed Emilia Romagna presto unite a formare un unico parco interregionale

Liguria ed Emilia Romagna presto unite a formare un unico parco interregionale

Sarà quasi certamente la volta buona per costituire il parco interregionale dell'Alto Appennino Piacentino (Valnure e Valtrebbia) di collegamento tra i Parchi naturali dell'Antola (Genova) e di Valceno e Valtaro (Parma). Il progetto risale al 1956 al convegno di Capannette di Pey-Zerba cui parteciparono le province di Piacenza, Genova, Pavia, Alessandria. Nell'aprile scorso, al convegno piacentino su ambiente e salute con la partecipazione di docenti universitari e associazioni, un documento-proposta è stato inviato al Consiglio d'Europa per il riconoscimento di «Patrimonio dell'Umanità» del crinale delle alte valli Nure e Trebbia con le sorgenti, i 13mila ettari di foreste e prati-pascoli demaniali detti Comunelli, e la città di Bobbio.
Quale il pregio del parco interregionale? La ricchezza di sorgenti e di fossili in una vegetazione splendida. Nello scenario naturale tra i monti Bue, Maggiorasca, Penna, Lesima, Penice, Aserei emergono i laghetti postglaciali dell'Alta Valnure, cascate suggestive come quella di Ravezza ai Roffi di Cassimoreno, la maggiore del Piacentino, e quella presso Santa Giustina di Bardi nella Val del Lecca, affluente del Ceno, in provincia di Parma. Risalendo da Piacenza, a sette chilometri da Bobbio, in Valperino, dodici cascate sono scolpite dall'affluente di destra del Trebbia con laghetti, forre, cunicoli, caldaie di erosione dette Marmitte dei Giganti e ai Calcari di Rigolo c'è un accavallamento tettonico con rocce di 150 milioni di anni, formatesi nel Giurassico nel Mar Ligure, e rocce dell'Eocene, in cui il geologo Marchetti (università di Pavia) sostiene vi siano le rudiste, fossili bivalvi lunghi un metro.
Ricca di fossili è tutta la zona verso Parma: a Castellarquato e Lugagnano (Valdarda e Valchero) si trovano, nelle colline emerse dal mare nel Pliocene, fossili marini balene comprese. Molte poi le attrattive geologiche di Valdaveto e Valtrebbia: le arenarie dell'Aveto, di San Salvatore e di Bobbio risalenti al Miocene, sul monte Antola (Torriglia) sono presenti marne e calcari.
In una vegetazione ricca (Abete Bianco, Pino Mugo) risaltano oratori, case di pietra, edifici nobiliari, mulini riattati.
Un patrimonio da valorizzare e da conservare tanto più che sono in corso proposte per «saccheggiare» le sorgenti del Nure (Ferriere) rendendolo un rigagnolo maleodorante e i reiterati tentativi di costruire nel Trebbia sbarramenti sia per produzione d'energia che per irrigazione.
Un'appassionata difesa arriva tempestiva da Le cascate in Valperino (Lir Edizioni, via Romagnosi 31, Piacenza) di Gianfranco Scognamiglio, già redattore di «Libertà» e collaboratore del «Secolo XIX», con le splendide foto di Emilio Marina.

Proprio per difendere il Trebbia ed evitare che venisse deviato il Cassingheno, terzo affluente del Trebbia dopo l'Aveto e il Brugneto, nacque il Centro Documentazione Fotografica Valtrebbia (Cdf) che ha saputo unire testimonianza visiva e studio.

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