In Liguria tesserati i morti, Margherita nel caos

Il Garante della privacy chiede al partito di Rutelli informazioni dettagliate e invita i cittadini a denunciare gli abusi: esigete l’origine dei dati personali

Paola Setti

da Genova

Anche i criminali e persino i morti. C’è solo la parola di un esponente della Margherita a dirlo, che la Margherita ha tesserato il possibile e soprattutto l’impossibile in Liguria, ma poiché trattasi del vicepresidente della Regione, è stato preso in parola. Ed è subito caos. O meglio, è più caos di quanto già non fosse, visto che il pasticciaccio brutto del tesseramento falso certo non necessitava di ulteriore abbrutimento.
Càpita che lui, Massimiliano Costa, il numero due di Claudio Burlando, abbia messo tutto nero su bianco, in una lettera inviata al leader Francesco Rutelli, al ministro Giuseppe Fioroni, suo punto di riferimento a livello nazionale, e ad altri quattro «colonnelli», Willer Bordon, Dario Franceschini, Nicodemo Oliverio e Antonello Soro. Dice la missiva che «iscritti finti, falsi, morti, appartenenti ad altri partiti o persone malavitose qui in Liguria abbondano», aggiunge che «ormai ci aspettiamo non solo servizi su Striscia la notizia ma anche qualche denuncia a palazzo di Giustizia», annuncia che per questo «ci stiamo orientando a celebrare congressi della “Margherita vera” alternativi e in contemporanea con quelli che forse saranno fatti ufficialmente. Noi li faremo con le tessere vere, per segnalare una separazione etica», là dove appare assurdo che nelle rosse Genova e La Spezia «la Margherita abbia 7.300 tessere contro le 7.000 dei Ds, ma un terzo dei loro voti».
Adesso la Liguria resta in attesa delle decisioni che verranno prese a livello nazionale, Costa a dirsi convinto che «chi ha fatto falsi verrà espulso», il segretario regionale Rosario Monteleone a sospettare che chi mette in dubbio il tesseramento lo fa solo per paura di perdere i congressi e a confidare che «basterà farli con la carta d’identità in mano». Ma hai voglia ad aspettare le decisioni romane. La riunione della commissione nazionale di garanzia sul tesseramento, la seconda in pochi giorni, ieri era ancora imbrigliata nel braccio di ferro fra maggioranza del partito e area parisiana, alla quale non basta la celebrazione dei congressi con diritto di voto solo per chi si presenti con tessera o documento d’identità. E così è ancora in alto mare la definizione dei criteri per lo svolgimento delle assemblee territoriali che dovranno precedere l’assise nazionale. L’ultima parola, chissà, dovrebbe arrivare venerdì, quando lo stato maggiore Dl voterà il regolamento congressuale.
Chi si è mosso con decisione, per ora, è solo il Garante della privacy che, Mauro Paissan lo ha annunciato ieri, ha disposto già dalla settimana scorsa accertamenti in tutta Italia sull’invio di tessere non richieste, chiedendo formalmente al partito una serie dettagliata di informazioni e invitando i cittadini, quelli vivi certo, «a esigere l’origine dei dati personali utilizzati senza consenso».

E se ieri dodici parlamentari di An hanno chiesto con una interrogazione al presidente del Consiglio, ai ministri della Giustizia, delle Comunicazioni e per i Rapporti col Parlamento di sapere come il Governo valuti «questa grave violazione della vita democratica del Paese» e «se risultano aperti procedimenti penali su notizie di reato ampiamente pubblicate dalla stampa», la domanda più scomoda l’ha posta Claudio Gustavino, capogruppo dell’Ulivo in Liguria, il primo nato in una Regione: «Perché questa guerra fratricida per strapparsi le tessere della Margherita proprio alla vigilia del partito democratico, nel quale la Margherita non esisterà più? Chi vince guadagna gli avamposti del nulla». O forse no.

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