L'imposta negativa sul reddito? La spiega Martino

L'economista riesce a far capire anche a un asino come il problema della giustizia sociale sia un falso problema

L'imposta negativa sul reddito? La spiega Martino

Come sapete abbiamo una certa passione per Antonio Martino. I più oggi lo conoscono come uno dei fondatori di Forza Italia ed ex ministro degli Esteri e poi della Difesa. Ma Martino è soprattutto uno dei migliori e più lucidi economisti italiani. Con una dote particolare: come tutte le persone che hanno le idee chiare, si fa capire bene. Quello che vi presentiamo non è tecnicamente un libro del prof. Si tratta di uno studio che nel 1974 l'Ocse fece sull'imposta negativa sul reddito. Martino cura e introduce un libretto per il Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi dal titolo: "Un reddito garantito per tutti?". La prefazione consiste in una dozzina di pagine. Straordinarie. L'economista riesce a far capire anche a un asino come il problema della giustizia sociale sia un falso problema. Ogni distribuzione imposta dall'alto è per sua natura instabile e per renderla fissa occorrerebbe un sistema di repressione sovietico. Un liberale sposta il focus dalla cosiddetta giusta distribuzione del reddito (assurda) a un metodo efficace per combattere la miseria. Sapendo che la povertà è un concetto relativo e più una società si evolve, più cambia. Insomma, azzerarla è impossibile. L'unica società senza differenza di ricchezze, potremmo dire, è quella ugualmente povera. Ciò non vuol dire che non si possa far nulla. Martino già allora riteneva che lo Stato assistenziale e paternalista fosse destinato al fallimento e che i danni da esso provocati li avremmo pagati nel futuro (cioè oggi). E percorre la proposta di Milton Friedman sull'imposta negativa sul reddito, elencandone non solo i numerosi vantaggi, ma anche i possibili svantaggi. Se un grillino leggesse queste note e soprattutto quel libriccino, capirebbe alcuni limiti della proposta sul reddito di cittadinanza da loro avanzata.

La proposta di Friedman è che si fissi una soglia sotto la quale si integri il reddito del contribuente. Il meccanismo è quello di un'aliquota fiscale. Poniamo la soglia a mille euro. E l'aliquota al 50 per cento. Se il mio reddito fosse di 500 euro, avrei diritto a 250 euro. Se invece il mio reddito fosse pari a zero, avrei diritto sempre al 50 per cento della soglia e cioè 500 euro. Martino elenca i vantaggi che si conseguirebbero rispetto alle impalcature dello Stato sociale: niente più costi burocratici, benefici in danaro e non in natura che lascerebbero libertà di scelta anche ai poveri e sistema produttivo dei beni collettivi che si metterebbe in concorrenza. Non nasconde come possibile, gigantesco, svantaggio il disincentivo al lavoro che potrebbe arrecare.

E poi arriva la vera ricerca dell'Ocse, cinquanta pagine accurate che approfondiscono e riescono a non citare e menzionare mai l'inventore della proposta: Milton Friedman. È così: Martino e Friedman non sono mai stati accucciati nella cultura economica mainstream . Forse per questo a quarant'anni di distanza non passano di moda.

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