Una Medea moderna, così definiva Eduardo la sua Filumena Marturano, una Medea che non uccide i figli per gelosia, ma li fa vivere nonostante le difficoltà. La perla tra i gioielli della drammaturgia eduardiana, questa commedia pur avendo riferimenti alla letteratura e al mito è nata dall'osservazione della vita, e alla vita reale sembra continuamente ritornare. Eduardo la scrisse nel 1946 in soli 12 giorni per la sorella Titina, operazione drammaturgia di raffinata forza grazie alla costruzione dei suoi personaggi pieni. Filumena Maturano è l'apice della drammaturgia eduardiana, penna microscopica di un mondo contemporaneo, commedia pilastro della storia dell'architettura teatrale per la logica geometrica con cui è stata costruita.
Nella versione di Francesco Rosi la Sastri è lucida, tagliente, macbettiana, si cala totalmente nel ruolo di Filumena. Asciutta nei gesti, magnetica, urla in un napoletano stretto non sempre comprensibile ad un pubblico non partenopeo, i dolori di una donna che ha sempre sofferto e che non conosce pace, né tantomeno gioia e felicità, e per questo è incapace di piangere. Brava davvero in un ruolo che fu di Titina, Regina Bianchi e Pupella Maggio. Lina Sastri regge il confronto egregiamente con le virtù che sappiamo, con una voce capace di articolazioni profonde e uno sguardo che «accide». Luca De Filippo ha senz'altro il compito ingrato di confrontarsi con cotanto padre e non ce la fa. Sta dritto, rigido, quasi legnoso dentro ad un atteggiamento serio, compito, viene travolto dalla potenza di Filumena. La sua presenza spesso è quasi inavvertibile, sembra messo in un angolo, forse colpa della regia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.