Linate, 118 vittime chiedono «giustizia»

Li hanno letti tutti: centodiciotto nomi, centodiciotto vite distrutte. A sei anni da quel lunedì nero, Milano si è raccolta nella basilica di Sant’Ambrogio per ricordare le vittime della strage di Linate. Dopo l’omelia di Monsignor Erminio De Scalzi, è toccato al presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri cominciare a leggere il lungo elenco delle persone che quella mattina persero la vita. «Non è stato facile - ha rivelato Palmeri - ho cercato di farlo con la massima umiltà, perché dietro quei nomi si nascondono altrettante storie, famiglie, mondi distrutti». Come quello di Valentina Giumelli, figlia unica, morta a 25 anni lasciando i suoi genitori soli e disperati. Si stava per laureare in ingegneria Valentina, ma aveva vinto una borsa di studio, per questo era su quel volo, l’Sk 686 della compagnia scandinava Sas. Ieri la madre Serena non se l’è sentita di partecipare alla commemorazione, ha incaricato un’amica di mettere una rosa bianca sopra il nome inciso nel monumento in memoria delle vittime nel Bosco dei faggi. Un fiore per ogni defunto. Sullo spazio dedicato a Luca Candiani, invece, l’ha riposto la figlia Benedetta Valentina, 6 anni il prossimo marzo. Il suo primo nome, Benedetta, l’aveva scelto il padre che lei non ha mai conosciuto, il secondo invece, l’ha voluto la madre per ricordare quella ragazza di 25 anni, morta come il marito, la prima mattina di nebbia dell’autunno 2001.
«Preghiamo perché Milano torni ad essere una città sicura - ha chiesto durante l’omelia Monsignor Erminio De Scalzi - perché tragedie come queste non si ripetano mai più». Davanti a lui, una basilica colma di gente. In prima fila Paolo Pettinaroli, presidente del «Comitato 8 ottobre» che al termine della cerimonia ha voluto ringraziare le autorità e tutte le persone che in questi anni sono rimaste vicine ai familiari delle vittime. «È uno sdegno - ha aggiunto poi, amareggiato - pensare all’inefficienza che ha causato questo incidente. Non credo che molti preposti a quegli incarichi si siano resi conto di come superficialità e qualunquismo debbano essere banditi». Nel pomeriggio, si è tenuta una commemorazione a Palazzo Marino. In serata, invece, è stato organizzato un concerto alla Scala.

«Affidiamo al linguaggio della musica - ha dichiarato De Corato - tutte quelle parole che vorremmo ma non riusciamo a dire». In attesa della verità, nel processo in Cassazione, il prossimo 7 febbraio. In appello, infatti, aveva fatto discutere l’assoluzione dei due responsabili dello scalo.

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