«Linciaggio indegno e vergognoso»

Prima del premier ha difeso il padre. Il padre presidente del Consiglio che da mesi è sottoposto «a un vero e proprio linciaggio indegno e vergognoso».
Marina Berlusconi, la figlia primogenita del Cavaliere, rompe il silenzio. E in un’intervista al Corriere della Sera dà voce a tutta la sua rabbia nel vedere il capo del governo oggetto di un attacco continuo, sistematico. «La libertà di stampa è a rischio in un Paese in cui il capo del governo viene sottoposto per mesi a un vero e proprio linciaggio? – ha tuonato – Liberi i giornalisti, ma libero anche Berlusconi... di avere una vita provata e di reagire, anche duramente, ad accuse che non sono accuse ma calunnie infamanti». Un attacco «indegno e vergognoso», quello subito dal padre, con «veri e propri tentativi di pugnalarlo alle spalle, ma per fortuna mio padre ha i riflessi pronti. Tutto questo ha dato ancora di più a me come figlia la misura della grandezza e della qualità umana di mio padre».
Marina Berlusconi, che è anche presidente di Mondadori, difende anche le imprese di famiglia. I giornali «ormai da mesi – sottolinea – si occupano delle nostre aziende solo come trofei da spartire. Finiamola con questa storia della successione. L’argomento non è sul tavolo, perché mio padre gode di ottima salute. Le 20mila persone che lavorano qui meritano più rispetto. Stiamo parlando di aziende quotate, che creano ricchezza, che fanno informazione e cultura. Non siamo le casette del Monopoli. Negli ultimi 13 anni abbiamo pagato tra imposte e contributi sette miliardi di euro. Di noi si parla sempre o quasi per il conflitto di interessi, e ora ci mettiamo anche la dynasty».
Marina Berlusconi stigmatizza il fatto «che un’opposizione di cui si sono perse le tracce ha lasciato il suo mestiere, da troppo tempo, nelle mani di alcune testate ben precise e di un gruppetto di magistrati: addio politica, avanti con i dossier, i pettegolezzi, il fango. Libertà vuol dire poter essere liberi di poterla pensare diversamente senza per questo sentirsi dare del cecchino prezzolato.

Non sempre mi trovo d’accordo con Feltri, ma è un esempio lampante di giornalismo libero. Il dramma è che in quest’aria irrespirabile si tende a non fare più distinzioni, a considerare ammissibile quello che è e dovrebbe rimanere inammissibile».

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