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La linea di Bersani convince i big, non la base L'ultimatum di Di Pietro: "O noi o il Terzo polo"

A pochi giorni dalla direzione del partito Bersani anticipa la direzione di marcia che darà al Pd: le primarie vanno riviste, se non messe da parte. E sullo schema di alleanze lancia l’offerta al Terzo polo. I big sono con lui, ma la base è in fermento. Idv e Sel sul piede di guerra

La linea di Bersani convince i big, non la base 
L'ultimatum di Di Pietro: "O noi o il Terzo polo"

Roma - A pochi giorni dalla direzione del partito, Pier Luigi Bersani sceglie di anticipare in un’intervista la direzione di marcia che intende dare al Pd nei prossimi mesi. Dopo averne discusso nei giorni scorsi in una serie di colloqui con i dirigenti del partito, Walter Veltroni compreso. Intanto, chiarisce il punto delle primarie: vanno riviste, se non messe da parte. E sullo schema di alleanze esplicita l’offerta al Terzo polo di Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini.

La linea convince solo i big La linea convince il grosso dei big del partito. Anche la minoranza critica di Modem, è guardinga ma non ostile. Voci critiche, poche e in ordine sparso: i "rottamatori" di Matteo Renzi e Pippo Civati, Arturo Parisi, Ignazio Marino. Diversa la percezione se si guarda ai tanti che hanno commentato su internet (da Facebook al sito del Pd) l’intervista del segretario. La "base", per generalizzare, sembra non convidere nè l’addio alle primarie nè l’offerta al Terzo polo. Del resto, qualche giorno fa a Ballarò, l’ultimo sondaggio Ipsos dava l’alleanza con Idv e Sel largamente preferita, tra gli elettori del Pd, rispetto all’intesa con i centristi. Dal Nazareno spiegano che l’intenzione di Bersani non è affatto quella di rifiutare il 'matrimonio' a sinistra per andare verso il centro.

Le accuse a Bersani "Il segretario - dicono i suoi - non parla di un semplice accordo col terzo polo. Il progetto è più ambizioso, è una chiamata a tutti i soggetti politici di opposizione, di centro e di centrosinistra, a tutte le forze sociali per un’assunzione di responsabilità". Una "responsabilità" imposta da "una fase storica che necessita di un momento fondativo, quasi costituente, attraverso una piattaforma di riforme per la Repubblica, per il lavoro e la crescita", si chiarisce. La reazione degli interlocutori è diversa. Casini non chiude: da "valorizzare" è "l’autocritica rispetto a quando fatto sino ad ora" e ad anche "la responsabilità di andare oltre è una cosa intelligente, perchè andando contro non si costruisce niente e non si vince".

L'aut aut di Di Pietro Antonio Di Pietro continua a sollecitare il Pd a fare una scelta: "O noi o il Terzo polo". Mentre Sel critica lo stop alle primarie e l’alleanza con il centro: "Non si esce dal berlusconismo con chi ne è stato l’alfiere", dice Claudio Fava. La rotta delineata da Bersani trova dunque consensi tra le varie anime del partito. Anche nella minoranza critica di Modem. Paolo Gentiloni, ad esempio, apprezza e rivendica: "Subito dopo il voto del 14 dicembre noi del Modem dicemmo che si era aperta una nuova fase che imponeva più che mai una correzione di rotta. Ora anche Bersani lo riconosce in un’intervista: ne discuteremo nella prossima direzione". Anche Dario Franceschini, capogruppo e leader di Area democratica, sostiene l’impostazione del segretario: "Non si tratta di mettere in discussione nè la coalizione progressista e riformista del Pd, nè l’appartenenza al campo del centrosinistra ma di iniziare a costruire un rapporto che, oggi con battaglie comuni all’opposizione domani con una possibile alleanza, possa battere la destra berlusconian-leghista e ricostruire il Paese".

I "rottamatori" frenano Non mancano le voci critiche. In primis i "rottamatori", innanzitutto. "Qualcuno dice che il Pd forse non esiste più. E, dopo l’intervista di oggi, non ha tutti i torti", scrive sul suo blog Pippo Civati secondo il quale "dal 'vieni via con me' di sabato siamo passati al 'Quanta fretta, ma dove corri, dove vai?'". Le parole di Bersani, per Civati, "confondono il nostro elettorato e fanno pensare che se c’è qualcuno che se ne sta andando dal Pd, questo qualcuno sia rappresentato proprio dai suoi vertici". Inoltre, "non si capisce che cosa faremmo con questa alleanza, dall’Anpi a Salò" e "non si capisce perché lo schema dovrebbe essere lo stesso del 2006". Infine, sullo stop alle primarie: "Paura di perdere, si chiama".

Il Pdl: "E' un'ammucchiata" Anche il centrodestra interviene sulle faccende del Pd. Lo fa Paolo Bonaiuti: "Bersani dice piattaforma ma intende ammucchiata. Dopo il voto da cui è uscita sfiduciata, la sinistra propone la solita armata Brancaleone per cercare di sconfiggere Berlusconi. Non ci riuscirà neanche stavolta".

Lo fa anche Fabrizio Cicchitto: "Il Pd attraversa una crisi politica cosi profonda che Bersani è costretto a servirsi di Casini per esorcizzare Vendola ed evitare le primarie".

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