Il concetto è semplice a dirsi, difficile era semmai metterlo in pratica. Ma ora è possibile estrarre bio-olio dalla lignina per farne un nuovo carburante per il futuro. Tutto ciò grazie a Davide Moscatelli, ingegnere chimico del Politecnico di Milano, che ne ha brevettato il processo di estrazione e che a fine ottobre è stato premiato al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante l'edizione numero 16 degli Eni Awards. I riconoscimenti internazionali per la ricerca nei settori di energia e ambiente, ideati per promuovere soluzioni d'avanguardia nell'efficientamento e nella produzione sostenibile di energia, in un'ottica di decarbonizzazione e tutela dell'ambiente.
Moscatelli, aresino classe 78, insieme a Edoardo Terreni - dottorando di Parabiago e a sua volta destinatario del riconoscimento - ha messo a punto un sistema di estrazione di un bio-olio dalla lignina, secondo polimero più presente in natura e materiale di scarto nei processi industriali. Separata dalla cellulosa, utilizzata innanzitutto nell'industria del packaging, il bio-olio ricavato dalla lignina trova oggi un nuovo utilizzo nei motori a combustione. Automobili, aerei e navi possono varcare così una nuova frontiera di approvvigionamento di carburante, con tutto ciò che vi è connesso in termini economici, politici e ambientali. E offrendo un percorso differente rispetto ai vicoli ciechi produttivi rappresentati, ad esempio, dall'elettrico. Moscatelli, professore associato dal 2014 e ordinario di chimica fisica applicata dal 2018, spiega: «Questo bio-olio è un carburante liquido compatibile con i motori che conosciamo e che potrà essere utilizzato innanzitutto sui motori delle navi, di gran lunga i più inquinanti, vista la tipologia di carburanti utilizzati. L'idea di Eni, che ha finanziato il progetto, era proprio quella di partire da un prodotto di scarto per ricavarne uno di alto valore aggiunto». Il processo di estrazione di bio-olio dalla lignina sta già aprendo ulteriori strade per altri scarti vegetali: l'idea di creare un combustibile liquido dai sottoprodotti di un campo di mais, ad esempio, è già a portata di mano.
«Con l'estrazione del bio-olio abbiamo voluto prefigurare un impiego più nobile per una sostanza destinata solo alla combustione: l'impatto carbonico di questa sostanza, oltre tutto, è nullo». Certo, da qui a fare un pieno di bio-olio alla pompa di benzina, ce ne passa. Ma i risultati di laboratorio hanno dimostrato che un'alternativa non inquinante a petrolio ed elettrico c'è. Ed Eni «ha dimostrato che in Italia si può fare ricerca. Anche le industrie medio piccole possono trovare nelle università un centro di ricerca, ricavandone anche profitto.
All'orizzonte ci sono altri due brevetti, sempre applicati al concetto di agricultural waste», conclude Moscatelli. «I dottorandi che sviluppano questi studi, tra l'altro, rappresentano anche delle importanti risorse per le aziende in termini di know how, nonché un forte incentivo all'investimento per la ricerca».
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