Economia

Il Lingotto: ci riprenderemo le bisarche

Eugenio Giudice

da Torino

Caduta ieri, per effetto del blocco delle bisarche, anche l’ultima roccaforte di Pomigliano, dove si costruiscono le Alfa 147 e 156, la Fiat ha deciso un nuovo affondo. Dopo la richiesta dei danni avviata venerdì, l’azienda ha fatto sapere che si doterà di una propria flotta di mezzi di trasporto. In una nota dai toni particolarmente duri, diffusa nel pomeriggio, il Lingotto ha anche fatto dietrofront sulle proprie proposte di aumento tariffario ai grandi vettori, una ventina, di cui si serve abitualmente. È così che si arriva all’incontro romano odierno tra vettori e padroncini, dopo 28 giorni di fermo, con le parti che non hanno più problemi sulla parte normativa, ma sono ancora distanti su quella economica: i vettori offrono, tra aumento e taglio dei costi, un 8% in più sulle tariffe, e 1.000 euro di una tantum, mentre i padroncini, circa 2.200, chiedono il 10% e 5mila euro.
Una richiesta giudicata «inaccettabile» dal sottosegretario ai Trasporti, Paolo Uggè. «Spero che domani (oggi, ndr) prevalga la ragionevolezza - ribadisce - anche perché altrimenti si potranno aprire nuove incognite sia per i padroncini dopo l’annuncio Fiat di voler far ricorso a mezzi propri, sia per l’ordine pubblico, con le forze dell’ordine che saranno inevitabilmente costrette a intervenire». Proprio ieri, protette da un cordone di poliziotti e carabinieri, alcune bisarche hanno ripreso a caricare nel pomeriggio le auto prodotte a Cassino. Nel fine settimana è previsto il «porte aperte» nelle concessionarie Fiat per il lancio della Croma e le vetture devono raggiungere le varie destinazioni.
«Se non si troverà il coraggio per un’intesa - aggiunge il sottosegretario - sono disponibile a emettere un lodo». Un’eventualità che però la Fita-Cna, associazione che raggruppa oltre 35mila aziende dell’autotrasporto, spera di scongiurare. Intanto, mentre sono ormai più di 140mila le auto non consegnate, di cui 40mila torinesi, il Lingotto è alla paralisi: fermi tutti gli stabilimenti (tra cui Mirafiori, Melfi, Pomigliano), ormai si producono soltanto la Croma a Cassino (ma non più la Stilo) e i furgoni della Sevel di Val di Sangro. Stop anche a Termoli, i cui motori non possono essere montati. In tutto circa 20mila operai a casa. In grave difficoltà è anche l’autonoleggio, che nel 2004 ha immatricolato 250mila vetture per un importo di 3.200 milioni.
«Il blocco - commenta Gianluca Soma (Aniasa) - danneggiano gravemente le società associate, impossibilitate a consegnare nei tempi previsti i veicoli destinati alle flotte.

Sono in media oltre mille auto al giorno».

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