Roma

La lingua di Proust si impara grazie a Molière

La nuova frontiera della didattica è in palcoscenico Successo del nuovo metodo del Centro culturale francese: si fa a meno della grammatica ma non dei risultati

Marco Morello

Le lingue si imparano anche recitando. Lo dimostra l’attività del teatro francese di Roma, che per il nono anno consecutivo si propone di rubare la scena alle classiche lezioni frontali. Lo studio, infatti, anziché svolgersi in classe e sui libri di testo, viene trasferito in una sede inconsueta, sotto i riflettori di un palcoscenico. Chi si iscrive ai corsi non sente parlare di accenti, verbi o complementi, ma si trova subito catapultato a leggere Molière, ad apprendere la dizione, le tecniche di respirazione e quelle di improvvisazione. L’offerta formativa è curata dal centro culturale Saint-Louis de France che con il teatro condivide gli stessi locali in largo Toniolo, a metà strada tra il Pantheon e piazza Navona. Le lezioni inizieranno il 9 ottobre e sono rivolte a bambini e adulti. Nel primo caso l’apprendimento esalta il lato ludico con l’ausilio di maschere e musica; nel secondo, invece, il lavoro mira a far emergere le capacità di ogni singolo partecipante in vista dell’allestimento in forma di saggio di un’opera integrale.
L’idea, che è stata portata nel ’98 in Italia direttamente da Parigi, ha dato finora ottimi risultati. «Non pensavamo a un successo così ampio - racconta Frédéric Lachkar, direttore del teatro e docente di provata esperienza -. Abbiamo iniziato con otto iscritti, con il passare del tempo la voce si è sparsa e sono diventati centinaia. Il trucco sta semplicemente nello sfruttare le potenzialità naturali della recitazione: imparando a memoria le battute si inizia a pensare in francese, finché non diventa un riflesso spontaneo, una liberazione inconscia».
Con l’intento di diffondere il più possibile questo progetto, il centro culturale ha siglato un protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione per portare in giro nelle scuole elementari, medie e superiori una serie di spettacoli didattici che ripropongono lo schema delle lezioni in sede. Gli alunni ricevono con largo anticipo un dossier pedagogico su cui prepararsi e al momento opportuno sono chiamati a interagire con la rappresentazione. «Recitare in un’altra lingua infonde molta tranquillità - spiega Lachkar -. È un meccanismo che protegge e ammette un margine di errore consentendo di osare di più». I ragazzi si divertono e allo stesso tempo imparano: gli argomenti trattati, infatti, spaziano dal Medioevo all’esistenzialismo, dal secolo dei Lumi all’attualità delle banlieue. E in 20 istituti romani si è andati oltre, predisponendo un laboratorio settimanale di circa due ore che supporta il lavoro in classe. I partecipanti provano alcune scene in vista di un festival dedicato, che mette in palio viaggi a Parigi e altri premi per i vincitori.
Il teatro francese di Roma ha anche un’anima antimeridiana. La mattina, infatti, vengono organizzati alcuni spettacoli a cui partecipano ogni anno circa 10mila alunni e tutti gli iscritti all’Università della terza età. Restano da accontentare solo gli adulti: per questo da dicembre partiranno una serie di rappresentazioni serali in lingua originale che, come ammette lo stesso Lachkar, servono soprattutto da vetrina alle iniziative del centro. L’attività principale, infatti, rimane quella dei corsi. «Ogni volta è come fare un viaggio di tre ore in Francia - conclude il direttore -.

Per questo rappresentano il modo migliore per imparare la lingua».

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