Politica

L'inno di Zaia e le battute del Cavaliere

La sinistra s’indigna su Mameli, Verdi e le gag di Silvio. Che però fa sul serio: vola in Libia e libera tre nostri pescherecci più l’ostaggio svizzero

La notizia politica del giorno arriva da Franzolo di Vedelago, provincia di Treviso, nota fino a ieri solo per ospitare sul suo territorio una villa palladiana. Per il sito de la Repubblica è il fatto più importante della domenica, quello del Corriere della Sera invece lo mette al secondo posto, dopo l’ennesima strage in Irak. È successo che, pare, forse (le versioni sono contrastanti), il governatore leghista, nonché ex ministro, Luca Zaia, avrebbe inaugurato la nuova scuola elementare facendo suonare dalla banda locale Va’ pensiero invece dell’inno di Mameli, o meglio prima l’uno e poi l’altro invece che viceversa. Nonostante i giornali di sinistra abbiano scatenato i loro migliori cronisti, la verità tarda a venire a galla. L’opposizione, ma anche alcuni ministri, si sono detti preoccupati e non è da escludere che qualche magistrato zelante, anche se già oberato di lavoro, apra un’inchiesta (mettendo ovviamente sotto controllo i telefoni dei leghisti veneti). Proprio non ci voleva, a pochi giorni dal caso dell’azzurro Marchisio, il giocatore che cantando l’inno pare (anche qui non c’è certezza) abbia pronunciato un «ladrona» di troppo appiccicato a «Roma».
Per fortuna dicono che la situazione del Paese è drammatica e che nessuno si occupa delle questioni serie. Non vogliamo sottovalutare l’impatto sull’opinione pubblica di quali note escano dai tromboni dei musicanti di Franzolo. Ma premesso che personalmente preferiamo il Va’ pensiero al Bella Ciao che Santoro ci propinò in diretta tv, crediamo che il caldo giochi davvero brutti scherzi. E che una certa Italia è pronta ad abboccare come un pesce all’amo della Lega, che di provocazioni come queste ne inventa una al giorno proprio per fare arrabbiare i suoi detrattori, per conquistare titoloni sui giornali che altrimenti non avrebbe. Sono certo che stamane, leggendo i quotidiani, Zaia se la riderà alla grande: un’altra missione compiuta. Dico questo perché se c’è una cosa certa nell’incerto scenario politico attuale è che Bossi è la gamba più solida del governo nazionale, che si riconosce solo nel tricolore che campeggia ben in vista anche dietro la scrivania dei ministri Maroni e Calderoli. Chi ha dubbi su questo è in malafede. Certo, quando torna sui suoi territori la Lega si cambia d’abito, urla, sbraita, minaccia, provoca. Dagli immigrati alla sicurezza fino al fisco, interpreta le paure e le proteste della gente come pochi riescono a fare. Per questo è votata, per questo i suoi elettori gli perdonano tutto, comprese le contraddizioni come quella di essere la paladina di costosi e inutili carrozzoni come le Province.
Per certi versi è la tecnica che usa anche Silvio Berlusconi: spiazzare gli avversari, far inorridire i benpensanti, strappare sorrisi. Ieri il Cavaliere se ne è inventata un’altra. Ha detto che gli toccherà governare fino a 120 anni, che è assediato da uno stuolo di fanciulle che lo vogliono sposare perché è giovane, bello, ricco e potente ma che lui terrà duro e non si concederà. Apriti cielo. La politica politicamente corretta si è profusa in condanne. Poi però Berlusconi ha preso un aereo ed è andato in Libia a liberare tre nostri pescherecci sequestrati giovedì scorso e pure uno svizzero che Gheddafi teneva in ostaggio in carcere da mesi. Come? Semplice, se l’è fatto consegnare e lo ha riportato a casa, magari raccontando anche qualche barzelletta al suo amico colonnello. È riuscito là dove aveva fallito la diplomazia di mezza Europa, quella che di donne in pubblico non parla mai ma che probabilmente spesso in privato le paga per soddisfare i suoi vizi inconfessabili. Basta moralisti. Giudichiamo Berlusconi e la Lega per quello che fanno per il Paese (a volte anche per la Svizzera), non per cosa dicono o cantano. Che tanto stasera alle 20.30 saremo tutti lì davanti alla tv ad ascoltare l’Inno di Mameli.

Anche a Franzolo di Vedelago.

Commenti