«Siamo quelli del Triplete», l’idea era di Sneijder. Meglio non esagerare. Il risultato è da Triplete, ma l’Inter per ora è una vedova allegra di quell’altra così evocata. Il passato non torna, ma qualche volta sì. L’Inter è tornata a vincere in Francia, che non è cosa da poco visto che non le riusciva dal 1997. Allora fu 3-1 al Lione, stavolta è bastata la firma di quel Paz che non la rende mai pazza, al massimo più vincente. Inter del Triplete nel carattere, molto più concreta anche nell’assetto difensivo. Inter prima nel girone di Champions: sa vincere sempre fuori casa, chissà mai non cominci anche a San Siro. Terza vittoria della stagione come sono i tre segnati da Pazzini: tutti importanti e pesanti. Nemmeno questo dev’essere un caso. Un gol per l’Inter (in totale 5 tiri in porta) e nessuno subito dalla difesa, anche se Julio Cesar ha rispolverato antica nobiltà. Di questi tempi serata trionfale. Per il gioco meglio ripassare.
Il gol di Pazzini è stato una chicca della manovra d’attacco: così bello e ben congegnato da far dimenticare tanti smorfeggi. Che dire? Aveva ragione Moratti quando lo voleva ad ogni costo. Paz segna sempre reti da Paz, un marchio di qualità. Gol bello e, forse non a caso, con la partecipazione dei due uomini di più alto spessore tecnico. Triangolo Sneijder-Zarate e cross del Kid argentino: poteva essere un’idea qualunque, invece è stato un ricamo raffinato e preciso per il piede di Pazzini, in arrivo da dietro. L’idea Zarate è stata la variabile impazzita proposta da Ranieri: la squadra gli ha dato palloni e fiducia con il passar del tempo e con il lento spegnersi di Sneijder, quello che doveva accendere la luce. Sneijder è stato intermittente, salvator di patria (nerazzurra) a miccia corta. Solita storia. Buon per l’Inter che i francesi hanno fatto i francesini, frizzi, lazzi e poca concretezza: nel primo tempo hanno creato solo due situazioni pericolose, nella ripresa ci hanno provato un po’ di più, ma cose da spot più che da gol. Almeno fino all’ingresso di Payet, al posto di Pedretti, che al primo tiro ha rispolverato tutta la bonne qualitè di Julio Cesar.
Lilla più forte sulle fasce laterali dove l’Inter ha sofferto. Hazard, quel ragazzino che ha fatto girar la testa (calcisticamente) anche al figlio di Moratti, è stato il francese tipico in questi ruoli, anche se ha passaporto belga: bello a momenti, ma non sempre determinante. Si, come Scifo a inizio carriera.
L’Inter ha giocato meglio il primo tempo: più tranquilla e meno in tensione. Si è spenta qualche luce nella ripresa. Ranieri ha cercato di rinforzare il centrocampo. Il Lilla ha preso più consistenza anche in attacco. Cose già viste, situazioni già vissute: la gente nerazzurra tende sempre a spegnersi. Il centrocampo va in affanno, la difesa ondeggia come canne al vento. Talvolta sembra proprio che a questa squadra manchi forza fisica. L’ingresso di Stankovic e Obi, nella ripresa, ha ricalibrato l’assetto. Maicon ha recuperato un po’ di coraggio nel provare il gioco d’attacco. Nagatomo è stato sempre un’anima persa. Pazzini un punto di riferimento assoluto per l’attacco. É stata un’Inter che ha difeso con i denti e con l’orgoglio la voglia di sentirsi grande almeno in Europa. Julio Cesar talvolta risolutivo. Per dire il vero, ieri non ha deluso l’Inter, ma ha mostrato tanti limiti il Lilla che pur si è costruito discreta fama.
L’Inter ha fama, ma ha ancora fame ed è questo il miglior colpo d’occhio di una squadra che arranca quando la giovanile velocità avversaria le ricorda quel che i suoi dirigenti non hanno capito. O non hanno voluto vedere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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