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L'Inter è umana. Pareggia e la striscia si ferma a 17

L'Udinese avanti e poi ripresa da Crespo nel finale a San Siro. Come all’andata, i friulani bestia nera dei nerazzurri. Adriano va ko ed è emergenza infortuni in vista di Livorno e Valencia

L'Inter è umana. Pareggia 
e la striscia si ferma a 17

Milano - Ci voleva San Siro riaperto a tutti per celebrare la fine della corsa: il record di vittorie si ferma a 17, evidentemente un numero che non fa sorridere lo stellone. Poco più di duemila paganti e 35mila abbonati (non proprio un’adunata oceanica) per scoprire che quest’anno l’Udinese non si può battere. Era, e sarà, l’unica squadra del campionato che l’Inter non ha battuto: due pareggi e questo forse fa più male di quello dell’andata. La gente nerazzurra ha rischiato perfino la sconfitta, ma solo per una ventina di minuti: il tanto di rigenerare il fiuto da killer di Crespo. Brutta partenza per la trasferta di Valencia, nulla di preoccupante per il campionato. Magari i problemi arriveranno dall’infermeria dove ieri si è infilato Adriano e dove, forse, dovranno passare Solari e Maicon. Prima della partita di Champions, la gente di Mancini dovrà trasferirsi a Livorno: non certo una passeggiata. Se l’Inter aspettava i tempi duri... Bene: sono arrivati.

Inter un po’ troppo rappezzata e rimodellata per ritrovare il solito carroarmato che asfalta tutti e tutto, soprattutto nel primo tempo. Burdisso, centrocampista davanti alla difesa, ha messo buona volontà, ma la squadra ha risentito della mancanza di un uomo pronto a guidare il gioco o ad indirizzare la compagnia. Ieri sera c’era Figo, ma stava di preferenza sulla fascia e non sempre con grande autorità. Ibrahimovic è partito con i colpi di tacco e ha messo troppo per cercare altre soluzioni: solo un vero colpo di testa nel finale. Primo tempo in cui l’Udinese ha tirato verso la porta più degli avversari. Inter da corsa, ma nel senso podistico del termine. Udinese attenta e pronta ad imbucare ogni varco. Figo e Ibrahimovic hanno cercato di sorprendere De Sanctis con tiri lunghi e calibrati: roba da polveri bagnate. Toldo riprovato al posto di Julio Cesar, che negli ultimi tempi ha dormicchiato, ha vissuto la tranquillità del portiere, finchè la difesa non si è fatta pescare nel sonnellino all’inizio della ripresa. Il colpo di testa di Coda che ha permesso ad Obodo di far fessi Zanetti e Figo pescati in soave atteggiamento da ballerine. Per Toldo è stato uno schiaffo fulminante.

A quel punto l’Inter aveva già perso (si fa per dire) Adriano, bloccato nel finale del primo tempo da quel che si definisce affaticamento alla coscia sinistra. Non è chiaro cosa si fosse affaticato, vista l’ennesima mezz’ora giocata come l’anonimo della porta accanto, ma tanto è bastato per richiamarlo e lasciar spazio a Crespo che, dopo aver tentato l’affondo rapace a fine primo tempo, ha messo un po’ di pepe nel suo giocar d’attacco (un’ammonizione gli impedirà di giocare a Livorno) e gli effetti si sono visti.

L’Udinese ha subito provveduto a salvaguardare la difesa: un’accanita trincea, De Sanctis portiere un po’ commediante (troppe scene) e guai a lasciar passare qualcuno, con le buone o le cattive.

Solari ne ha fatto le spese, prima di essere sostituito da Maxwell. Tutto sommato buon per l’Inter. Il brasiliano, al primo cross, ha pescato la testa di Crespo: sassata più che tiro. E gol che ha salvato la faccia a tutti.

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