di Ignazio La Russa *
Caro direttore,
vorrei col suo aiuto, fare chiarezza sulla questione della presenza dei militari a supporto di carabinieri e polizia in servizio d'ordine pubblico a Milano.
Da quando su mia proposta, il governo e il parlamento hanno deciso di destinare sul territorio nazionale 4.200 militari a sostegno delle Forze dell'ordine, Milano, su pressante richiesta dell'allora sindaco Letizia Moratti, s'è vista assegnare oltre 600 soldati (sono precise aliquote di militari) destinati ad assolvere i 3 compiti previsti dal decreto legge: vigilare nei siti sensibili per liberare agenti di Ps e Carabinieri da destinare a compiti investigativi e similari; un'altra aliquota per vigilare centri d'identificazione ed espulsione degli immigrati clandestini; infine una specifica aliquota per l'innovativo pattugliamento a piedi, insieme a carabinieri e polizia, nei luoghi e quartieri considerati a rischio.
Per legge la decisione del numero di militari assegnati a ciascuna città, tassativamente divisi nel numero per ciascuna delle 3 funzioni, compete al «Comitato nazionale Ordine e sicurezza pubblica» presieduto dal ministro dell'interno Maroni.
Spetta invece al Prefetto e al Comitato provinciale decidere quali siano i quartieri a rischio dove far svolgere i pattugliamenti misti, che tanto successo hanno riscosso in termini di diminuzione di reati e di maggiore sicurezza avvertita.
Il decreto che finanzia l'operazione si chiama «Strade sicure» proprio perché l'aspetto più innovativo e importante è il pattugliamento a piedi nelle strade (due militari e un carabiniere o agente di pubblica sicurezza per pattuglia).
La polemica milanese è nata perché in concomitanza con il rinnovo della missione e la necessità quindi di suddividere i 4200 militari previsti tra le tante città che, per dati oggettivi ne richiedono l'impiego, esponenti della nuova giunta di Milano e della maggioranza di sinistra hanno ripetutamente dichiarato di non gradire la loro presenza, con argomenti non solo offensivi ma anche privi di riscontro con la realtà. Basta rileggere i giornali e le agenzie stampa. Il sindaco Pisapia, dopo un lungo e inspiegabile silenzio (che forse tradiva il suo imbarazzo) ha infine cercato di conciliare l'inconciliabile, provando a tacitare il vetero anti militarismo dei suoi seguaci con una proposta che suona esattamente così: «Vanno bene i militari nei siti sensibili dove liberano polizia e carabinieri; non vanno bene i militari che, assieme alle Forze dell'ordine, svolgono azione di pattugliamento nei quartieri indicati dal Prefetto». Nonostante Prefettura e Questura (ma sarebbe bastato ascoltare i cittadini milanesi) abbiano cercato di convincerlo dell'importanza dei militari impegnati nei pattugliamenti, il sindaco ha formalizzato questa posizione nel «Comitato provinciale di Ordine e sicurezza pubblica». Da parte mia in tale contesto, ho espresso il parere che fosse giusto accontentare il sindaco e lasciare a lui e alla sua giunta la possibilità di mettere in campo altri modi ritenuti più efficaci per dare sicurezza alla città. Ho anche proposto con senso di responsabilità, di accogliere completamente (facendo tacere ogni voglia di polemica o spirito di «rivalsa») la richiesta di confermare per Milano l'alto numero di militari già destinati alla funzione di vigilanza sostitutiva delle Forze dell'ordine. Il Prefetto e il Questore hanno inutilmente cercato di far capire al sindaco che per legge è prefissato il numero dei militari destinati a livello nazionale alla funzione di vigilanza, così come è tassativo per legge il numero delle pattuglie da destinare alle città italiane e che quindi automaticamente, rinunciare alle pattuglie avrebbe significato un sicuro, forte ridimensionamento del numero dei militari assegnati alla città. Tant'è. La valutazione del sindaco non è cambiata ma addirittura ha cercato di avvalorare una sorta di «vendetta politica» contro di lui, cercando di addossarla a me e al centro destra. La verità che credo Pisapia conosca bene è la seguente: A) Innanzitutto la decisione finale circa il numero dei militari da assegnare alle singole città non dipende da me ma dal «Comitato nazionale Ordine e sicurezza pubblica» presieduto dal ministro Maroni, al quale posso al massimo far giungere proposte. B) Nel predetto Comitato, ai cui lavori non partecipo, è prevalsa (credo all'unanimità) la decisione di mantenere a Milano tutti (dicesi tutti, proprio come da desiderio del sindaco) i soldati che da tempo vigilano in sostituzione delle Forze dell'ordine, i siti sensibili individuati. Si tratta di circa 400 militari, record dopo Roma, di assegnazione per tale scopo. C) Il Comitato nazionale ha inoltre deciso di assegnare ad altre città (in particolare, stante il periodo estivo, alle località turistiche) la parte di militari che precedentemente avevano svolto a Milano i pattugliamenti. Si tratta di militari destinati alla funzione non gradita dalla giunta Pisapia. D) Questa autonoma decisione del Comitato mi trova pienamente d'accordo perché oltre che rispettosa delle valutazioni del sindaco, ritengo non sarebbe stato dignitoso per i militari dover operare in un compito così delicato «a dispetto dei Santi». E) Trovo censurabile il tentativo di creare confusione su una vicenda chiarissima e di non volersi assumere con coraggio le responsabilità delle proprie legittime scelte. F) Auspico infine, come rappresentato al Prefetto, che la valutazione della giunta Pisapia, al pari di quanto avvenuto per altre giunte di sinistra, possa modificarsi dopo l'estate e che di conseguenza il Comitato nazionale possa rivedere le proprie valutazioni.
In condizione di ritrovata serenità, necessaria per la positiva azione dei militari, mi auguro si
possa dare a Milano quel plus di sicurezza che, grande dedizione e professionalità dei soldati dell'operazione «Strade sicure», hanno offerto in questi anni ai cittadini milanesi.*Ministro della Difesa
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