Marcello Lippi è uscito dal suo bunker, finalmente. Da qualche settimana, se lera costruito, metaforicamente, sul comodo e veloce motoscafo attraverso il quale, il giorno dopo il ritorno dal flop in Sudafrica, ha fatto perdere le proprie tracce, inseguito dai veleni dei tifosi e dalle censure durissime dei critici. Lo hanno fatto a fette sui giornali, lo hanno fischiato persino nei porti dei suoi improvvisati approdi: e il ct osannato campione del mondo, è diventato allimprovviso una zavorra scomoda da buttare a mare.
Marcello Lippi è uscito dal suo bunker aprendo le porte di casa a Cesare Prandelli, amico di vecchia data e suo successore sulla panchina della Nazionale. Lo ha ospitato a colazione nella vecchia residenza di famiglia, a Viareggio, nei pressi del campo daviazione, lontano dalla curiosità di telecamere e taccuini. Ma non è stato un suggestivo cambio della guardia. Nelle due ore impiegate per gustare tagliolini agli scampi e tonno scottato, lex ct ha confidato la sua totale amarezza, legata non tanto allesito della spedizione, forse era parzialmente preparato a quellepilogo dopo aver visto cadere Buffon e Pirlo, ma a tutto ciò che è accaduto dopo, al trattamento ricevuto insomma, dallopinione pubblica più che dai media. Era preparato agli sberleffi di questi ultimi, molto meno allonda anomala che lha investito al rientro a casa.
I due vecchi amici hanno molto parlato di mondiale e pochissimo di futuro, promettendosi reciproco riserbo e nuovi, eventuali incontri. Uno, il viareggino, parlerà in pubblico tra sei mesi nella migliore delle ipotesi, laltro, il bresciano, terrà nel cassetto ogni giudizio, ogni racconto, ogni dettaglio della spedizione confessato dal padrone di casa. «Le ricostruzioni successive alleliminazione non sono affatto autentiche, nessuno del mio gruppo mi ha tradito» la sintesi del racconto fatto da Lippi dinanzi a Prandelli, rimasto in silenzio, e molto interessato a conoscere il comportamento dei tanti azzurri nella bufera. Come dire: caro Cesare, puoi fidarti dei miei guerrieri, non fidarti invece dei primi consensi, basterà un risultato negativo e si rivolgeranno tutti contro.
Prandellino è rimasto umanamente colpito dal Lippi ferito a morte dallostilità del pubblico italiano al rientro in patria e forse ha cominciato a capire quanto pesante sia la responsabilità dellincarico deciso in un secondo, dopo la telefonata del presidente Abete. Perciò ha ascoltato con minore attenzione la relazione stessa sul mondiale, cosa ha funzionato e cosa no, non solo sul campo, quello lo hanno visto tutti e possono farsene una sufficiente idea, ma dietro le quinte, nel segreto del ritiro a Centurion, o ancor prima al Sestriere.
Prima di tornare a chiudersi nel suo bunker, a Viareggio, Lippi si è detto disponibile ad altri e successivi colloqui col neo ct azzurro.
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