Allacciatevi le cinture, è cominciato il mondiale Sudafrica targato 2010. Marcello Lippi, ct campione del mondo in carica, è partito lancia in resta, calzando lelmetto e dichiarando guerra aperta ai politici italiani nella prima conferenza-stampa celebrata a Centurion, Pretoria, casa Italia per le prossime settimane. È stata sufficiente una domanda-cerino ed è scoppiato lincendio. «Se dovesse succedere, non succederà, ma se dovesse succedere sul pullman questa volta non li facciamo salire» la risposta secca del viareggino che ha dato voce al sentimento azzurro coltivato nelle ultime ore e un senso giornalistico allo sbarco a Johannesburg, avvenuto in un gigantesco servizio di sicurezza. Riferimento esplicito alla ressa del 2006 quando i politici che avevano messo alla berlina Lippi e Cannavaro, Buffon compreso, chiedendone prima di partire per Duisburg addirittura la testa dei maggiori protagonisti con telefonata di Prodi allallora commissario straordinario Guido Rossi, si presentarono sul pullman azzurro che a Roma attraversò la capitale per festeggiare il titolo mondiale al circo Massimo dopo il trionfo di Berlino. A bordo, sventolando il tricolore, cera Giovanna Melandri, ministro dello sport del governo Prodi, i veri protagonisti dellimpresa come Riva, rimasero a terra.
Non è la prima volta che Nazionale e politici entrano in rotta di collisione. Vi ricordate l82? Allepoca furono le polemiche sullentità del premio mondiale a scandire i primi veleni, raccolti e rilanciati da qualche dirigente calcistico («li prenderei a calci nel sedere, Bearzot come Catuzzi?, non offendiamo Catuzzi, per favore» dixit Matarrese). Poi prima Spadolini quindi Pertini simpossessarono della cavalcata conclusa nella tenera notte di Madrid. Questa volta il crescendo è stato rossiniano. Ha cominciato Calderoli, ministro della Lega, chiedendo un contributo degli azzurri alla crisi e alla manovra con la rinuncia a parte del premio fissato. Cannavaro, il capitano, a nome del gruppo, gli ha risposto in modo brusco e brutale: «Siamo un paese ridicolo» il passaggio più forte. Poi è intervenuto La Russa per bacchettare Cannavaro e nel frattempo Maroni, ministro dellInterno, è tornato a prendersela con De Rossi (autore della famosa scivolata, «ci vuole la tessera del poliziotto, non solo del tifoso») sostenendo che «la semplice censura nei confronti dellazzurro non è stato un provvedimento sufficiente».
Non è stato lunico passaggio scoppiettante della conferenza di Marcello Lippi. Ne sono seguiti molti altri, a dimostrazione di una condizione di assoluto incanto. «Sono molto più carico e pimpante adesso rispetto a quattro anni fa e non so perché» la sua confessione pubblica, confortata oltre che dallaspetto del viareggino, in forma, reattivo, con locchio vispo, anche dalle risposte fornite, una più appuntita dellaltra, sui temi più attraenti allordine del giorno. Per esempio a proposito del pronostico firmato dal presidente della federcalcio Giancarlo Abete («non siamo i favoriti») durante il viaggio di trasferimento dalla Malpensa a Johannesburg. «Certo che condivido: tutti gli addetti ai lavori hanno votato Brasile e Spagna nel ruolo di super favoriti del mondiale» è stata la sua replica seguita da una riflessione che tradisce tutto lorgoglio dellItalia campione del mondo. «Non sempre i più forti vincono» la sua convinzione, cementata da un ricordo che ha a che fare con la gestione Sacchi. «Se a Pasadena, nel 94, i rigori fossero andati in altro modo, oggi saremmo noi a guardare il Brasile dallalto in basso con cinque stelle sul petto» la sua riflessione.
Stessa grinta e decisione anche nella materia più discussa, lo schieramento azzurro da opporre al Paraguay e le sue scelte del gruppo. «Nessuna nazionale ha cambiato 23 su 23 rispetto al precedente mondiale» la prima osservazione. «Anziani lo siamo ma anziani non vuol dire avere i garretti consumati» il suo avvertimento.
Evviva, il mondiale dellItalia è cominciato davvero.
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