Lippi mette le mani avanti: «Per fischiare aspettate che l’Italia esca dal campo»

A un mese di distanza, l’eco dei fischi di Parma che tanto fecero arrabbiare Marcello Lippi si è solo parzialmente dissolto. Stasera la nazionale si ripresenta in campo 500 chilometri più a sud, a Pescara, città nella quale gli azzurri mancavano da quasi 7 anni. Di ben altro spessore l’avversario: allora era Cipro, oggi è l’Olanda, prima europea a staccare il pass per il Sud Africa con otto vittorie su otto; molto diverso l’undici di partenza con 8 teorici titolari (con i ciprioti erano appena 4). «Se giochiamo male, è giusto che il pubblico fischi, ma chiedo alla gente di darci 10 minuti in più, la fine della partita, prima di manifestare il suo dissenso - ha sottolineato il ct -. Abbiamo vinto il Mondiale e ci siamo qualificati in anticipo, detto ciò non pretendiamo di avere un credito assoluto o l’immunità, magari però ci aspettiamo di non essere fischiati dopo pochi minuti. Se possono, i tifosi ci aiutino durante la partita. Poi quel che verrà, non sarà un problema».
Il ct mette le mani avanti in una sfida dal sapore mondiale che di rischi ne offre parecchi. Oltre che suggestioni e ricordi: già sedici i precedenti tra Orange e azzurri, due tipi di calcio molto diversi, spregiudicato quello olandese, pragmatico quello italiano. Lippi non ha tre giocatori chiave (De Rossi, Marchisio e Iaquinta) ed è alla ricerca di un’identità definitiva per la squadra. Dunque, meglio evitare paralleli con il precedente del 2005, quando uno scintillante 3-1 ad Amsterdam diede la misura della forza di una nazionale poi salita sul tetto del mondo. «Di uguale c’è solo il nome dell’avversario - l’avvertenza del selezionatore viareggino - anche se rispetto a quattro anni fa abbiamo più certezze su quello che potremo dare in un mese di mondiale. Ecco perché non è indispensabile fare una grande partita a Pescara».
Così non c’è bisogno di fare pretattica. Lippi la formazione di partenza l’ha snocciolata senza problemi. Anche se i più attenti al lavoro della settimana non avrebbero fatto fatica a scoprirla. A dispetto del moto popolare pro Cassano, il ct prosegue nella sua strada: stasera, in un’Italia sicuramente meno improvvisata e di maggiore spessore rispetto a quella di Parma, troveranno spazio gli stratestati Candreva (debuttante assoluto tra i «grandi» dopo una lunga trafila nelle giovanili) e Palladino, convocato tre volte nella precedente gestione Donadoni a cavallo tra il 2007 e il 2008. «Due giocatori nuovi con tanti possibili titolari è un bel mix, mi piacerebbe vedere una buona prestazione - ha detto ancora Lippi -. Intanto da tutti mi aspetto una crescita, individuale e collettiva. Palladino l’avrei chiamato già a giugno se non avesse avuto guai fisici, il destino in vista del Mondiale è tutto nelle sue mani. Candreva mi ha sorpreso in Livorno-Milan a settembre: è un centrocampista completo, ha facilità di corsa, tiro e padronanza tecnica. Ho continuato a seguirlo e ora è con noi. L’ho detto anche a lui, se un allenatore ti mette in diverse posizioni vuol dire che sei giocatore vero».
Lippi ha ammesso di tifare Irlanda nello spareggio con la Francia («sto dalla parte degli italiani Trapattoni e Tardelli, senza aver nulla contro i Bleus») e si è lanciato in un elogio spassionato anche per Pirlo: «Andrea in questo momento è talmente forte che può giocare ovunque». Sarà lui stasera a prendere per mano un’Italia ancora dai passi incerti così come Buffon, che ha superato l’influenza a tempo di record, tenterà di «blindare» la nostra porta. È il calciatore della Juve, che ha dovuto tagliare i baffi («altrimenti mia moglie Alena me li avrebbe strappati a casa uno a uno...»), il quarto «centenario» azzurro: a Pescara si metterà sulla strada di Cannavaro (131 gettoni oggi), Maldini (126) e Zoff (112). «Cento è una bella cifra, ma in fondo è un numero come un altro.

In ogni caso tengo molto alla Nazionale, tanto che determinerà la fine della mia carriera. Quando l’Italia non mi chiamerà più, sarò molto vicino a smettere. L’Olanda? Un bel banco di prova, ci potrà dire fin dove potremo spingerci...».

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