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L'Iran processa Clotilde: "Ha istigato i rivoltosi" E lei: "Chiedo perdono"

Secondo round del processo contro i fomentatori dei disordini. Alla sbarra un'universitaria francese e dipendenti delle ambasciate britannica e francese. Sono accusati di fomentare la rivoluzione: Foto

L'Iran processa Clotilde: 
"Ha istigato i rivoltosi" 
E lei: "Chiedo perdono"

Teheran - C’è anche la cittadina francese Clotilde Reiss tra gli imputati comparsi oggi davanti a un Tribunale Rivoluzionario di Teheran per rispondere di vari reati connessi con le manifestazioni di protesta, dilagate in Iran dopo la controversa rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla Presidenza della Repubblica, il 12 giugno scorso. Lo ha confermato l’agenzia di stampa ufficiale Irna, secondo cui la donna è "accusata di aver raccolto informazioni e di aver istigato i rivoltosi", che contestavano in piazza i brogli tramite i quali Ahmadinejad si sarebbe aggiudicato la consultazione.

Era in Iran con una borsa di studio Clotilde Reiss, 24 anni, già lettore presso l’Università di Isfahan, nell’Iran centrale, presso cui aveva ottenuto una borsa di studio dopo essersi laureata in patria in Scienze Politiche. A provocarne l’arresto, il 1 luglio, sarebbe stato l’invio per e-mail a un amico iraniano di fotografie effettuate durante una protesta a Isfahan. Insieme a lei, ha aggiunto la Irna, è finita alla sbarra anche una cittadina della Repubblica Islamica, identificata solo come Ashfar, che lavora peraltro per l’ambasciata di Francia a Teheran. "Chiedo perdono al paese, al popolo e al tribunale dell’Iran e spero di essere graziata - ha affermato la studentessa - la vita in prigione è faticosa, ma le guardie e gli agenti incaricati degli interrogatori non si sono comportati male con me e non ho avuto problemi particolari".

Processata anche una 'spia' britannica Insieme a loro tra le persone processate anche Hossein Rassam, un analista di nazionalità iraniana, dipendente dell'ambasciata britannica, che lavorava non solo direttamente per la Gran Bretagna, ma anche per conto degli Stati Uniti il dipendente dell’ambasciata britannica a
Teheran. L’uomo, accusato di spionaggio, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Irna, avrebbe confessato di aver seguito le manifestazioni di protesta su ordine dei suoi datori di lavoro, cui poi riferiva gli elementi accumulati: questi a loro volta avrebbero passato
tutte le informazioni agli Stati Uniti. "Poichè il governo
americano non dispone in Iran di strutture per sorvegliare
quanto vi accade, e a causa degli stretti rapporti tra
Washington e Londra", sono le parole attribuite dall’organo di
regime a Rassam, "l’ambasciata britannica in Iran mandò a
Washington tutti i dettagli raccolti sulle manifestazioni".

La Corona: è totalmente inaccettabile "Possiamo confermare che Hossein Rassam figura tra gli imputati al processo iniziato questa mattina a Teheran", ha annunciato un portavoce del ministero degli Esteri britannico in un comunicato.

"Questo è totalmente inaccettabile ed è in contraddizione diretta con le assicurazioni che ci sono state più volte date da alti responsabili iraniani»" ha aggiunto
questo portavoce.

 

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