Allinizio cè voluto un bel coraggio. Una qualità che certo non manca a un personaggio del calibro di Bruno Ermolli, vicepresidente del teatro alla Scala. Un coraggio indissolubilmente legato a una profonda ricerca, che lhanno portato a scegliere Stephane Lissner, ospite donore alla cena dellAssociazione Amici della Lirica, per investirlo della carica di Sovrintendente e Direttore Artistico della Scala. Una sfida, unardua scommessa dopo la svolta epocale che vedeva sul massimo scalino del Piermarini unaltra persona che non fosse il maestro Muti. «La Scala ha detto Ermolli durante il suo discorso per presentare Lissner - era troppo provinciale, aveva bisogno di internazionalizzazione». «La prima considerazione che ho fatto su Lissner - prosegue - è stata questa: non è italiano ma è europeo». Ben 12 minuti di battimano al termine della Prima hanno salutato il debutto della stagione 2006-2007 e, di fatto, sancito il consenso per il nuovo sovrintendente. E anche per chi aveva puntato su di lui. «Non possiamo dimenticare continua il vicepresidente davanti a unattenta platea in cui spiccavano Emanuela Castelbarco nipote di Toscanini, lomonima nipote di Puccini Simonetta, il Sovrintendente dellArena di Verona Claudio Orazi, Maurizio Vanadia, Paolo Martelli, Anna Maria Prina, Stefano e Imelde Cavalleri, Lella Curiel, Alma Galli, Daniela Javarone e molti altri- che Milano offre ogni sera 9500 posti a sedere per ascoltare musica e che la Scala è uno dei teatri più importanti dEuropa. Non abbiamo perso una serata nonostante due traslochi».
Dal 2 maggio a settembre, prosegue Ermolli, «Lissner è riuscito a rimettere tutto in piedi. Ha capito cosè la Scala ed è stato innovatore nella tradizione. Ha già stilato il programma fino al 2010 senza pensare che il suo contratto è di quattro anni». La Scala, spiega Lissner, «ha una potenzialità artistica stupenda con la sua orchestra, il ballo, il coro. La mia riorganizzazione non riguarda solo questa stagione, ma cè alla base un vero e proprio progetto, un programma articolato.
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