da Roma
I No Tav sbarcano sulla scheda elettorale. Il simbolo della lotta allopera ferroviaria in Val Susa è stato depositato ieri al ministero dellInterno. E in Val Susa è scoppiata la bufera. Due i promotori, Giorgio Baltera di Caselette (Torino), e Dario Catti di Almese. La presentazione del simbolo No Tav (una scritta rossa su fondo giallo) non è una novità: alle scorse elezioni provinciali di Torino il movimento aveva raccolto 9.100 voti ma nessun seggio.
Adesso le ipotesi sono tre: presentare o no una lista, dirottare i possibili voti sui partiti che hanno sostenuto la rivolta o disertare le urne. «Abbiamo presentato il simbolo - hanno detto i promotori - per tutelarci dalla eventualità che partiti come Prc, Pdci o Verdi sfruttassero la sigla della nostra battaglia. Se verrà presentata la lista al Senato e alla Camera dimostreremo con i fatti la priorità del problema rispetto alle ambizioni personali. Lordine di lista verrà infatti sorteggiato, mentre gli eletti si impegneranno a dimettersi entro sei mesi e a devolvere metà stipendio al movimento».
Ma i leader della protesta in Valle di Susa hanno deciso di prendere le distanze dalliniziativa. I presidenti delle due comunità montane della Valle di Susa, Antonio Ferrentino e Mauro Carena, hanno infatti bocciato liniziativa: «Avevamo deciso allunanimità di non partecipare alle prossime elezioni, quella di oggi è una iniziativa personale che il comitato non riconosce. Stiamo studiando azioni legali e di dissuasione».
La notizia delliniziativa e le successive polemiche sono arrivate nel giorno in cui si è appreso che dopo la rivolta nelle valli contro lalta velocità ferroviaria Torino-Lione e gli incidenti scoppiati a Venaus (Torino) l8 dicembre scorso durante una manifestazione contro i cantieri, la procura di Torino ha indagato trenta persone. Si tratterebbe per lo più di appartenenti ai movimenti antagonisti. Tra i reati contestati ci sarebbe anche quello di devastazione.
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