La lista Gli sponsor del politico del Pd

MilanoIl portafoglio - al netto di una fede Democratica - non sta né a destra né a sinistra. Sta dove arriva il denaro. Ci sono le coop, ed è quasi scontato. Ci sono le banche, decisamente più insolito. E poi i costruttori, gli immobiliaristi, imprese da varia natura. Ci sono pure gli indagati, gli stessi messi sotto inchiesta dalla Procura di Monza. La lunga schiera dei benefattori di Filippo Penati è una lista tanto eterogenea quanto generosa. Migliaia di euro. In bonifici o in contanti.
C’è - nemmeno a dirlo - l’amico Marcellino Gavio, con cui concluse l’affare degli affari, Serravalle. Per due campagne elettorali - quando l’ex braccio destro di Pierluigi Bersani corre come candidato alla Provincia di Milano e poi alla Regione Lombardia - Penati incassò dagli sponsor qualcosa come un milione di euro. Denaro su cui ora la Procura di Monza e la Guardia di finanza intendono fare luce.
Il 10 agosto, su mandato dei pm Walter Mapelli e Franca Macchia, le fiamme gialle entrano in un appartamento milanese a pochi passi dalla stazione Centrale. Nessuna targa, nessun campanello. Quella è una delle casseforti di Penati. In quegli uffici, infatti, si trovano le carte che ricostruiscono gli ultimi finanziamenti ai comitati elettorali dell’ex sindaco della Stalingrado d’Italia, e alla sua fondazione «Fare Metropoli». Ce n’è per tutti.
L’elenco - in parte pubblicato nei giorni scorsi anche dal Giornale, ieri ricostruito sul quotidiano la Repubblica e intregralmente riportato nelle pagine del settimanale Panorama in edicola domani - è un vademecum della trasversalità politica. Da chi prende soldi l’ex giovane assessore del Pci? Dal costruttore e presidente dell’Atalanta Antonio Percassi (45mila euro versati tramite le società Stilo Retail e Finser spa), dall’ingegnere Michele Molina (nel mirino dei pm per l’affare dell’«Idroscalo park»), dal presidente della banca di Legnano Sergio Corali (10mila euro), dall’architetto Renato Sarno (indagato), dalla Multimedica di Daniele Schwarz (20mila euro), dalla Legacoop Lombardia (60mila euro di bonifico tra il 2 e il 24 marzo del 2010, e altri 45mila tra il 13 gennaio e il 24 marzo dello scorso anno), dall’Iper Montebello (5mila euro), dalla Pca che sarebbe riconducibile al manager Bruno Binasco (20mila euro) dalla Milano Pace di Sarno, Enrico Intini e Roberto De Santis (20mila euro), che investono circa 100 milioni di euro in un progetto immobiliare a Sesto San Giovanni - dove Penati è stato sindaco dal 1994 al 2001 - e considerati vicini a Massimo D’Alema, oltre a otto versamenti anonimi per circa 86mila euro. E poi ci sono i 60mila euro in due tranche che arrivano dalla Turbosider di Torino. Perché una ditta di torino dovrebbe contribuire alla campagna elettorale di un candidato lombardo? Forse perché - come scrive ancora Panorama - l’azienda ha di recente vinto assieme al gruppo Gavio la gara per rinnovare centinaia di chilometri di guard rail lungo l’autostrada Milano-Serravalle.

Un appalto da 100 milioni di euro, fermo per una battaglia di ricorsi incrociati tra le ditte in gara.
Procura e Gdf, ora, cercheranno di capire se quei 60mila euro di contributi elettorali non siano stati un modo per oliare la macchina della politica.

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