Ci sono tre Titti, ma non Silvestro, Robin senza Hood, c’è anche Mao ma non Tse Tung, Face, Roccia, Gloss, Vieri che non è Bobo, Merlo. E poi c’è chi è detto anche tre volte come Carlo Masseroli, candidato per il Pdl che sulla lista è detto Massiroli e Massaroli. Come lui, giusto un posto sopra nell’elenco, Andrea Mascaretti compare come «detto Andrea» e «detto Mascheretti». E se il «detto» tante volte serve per semplificare la vita (e la scheda) agli elettori, a volte viene usato per giocare sull’ambiguità: è il caso del vicepresidente dell’Ordine dei commercialisti, Luigi Pagliuca detto Luca ma anche detto Gianluca, come il portiere della Nazionale. Basta una vocale o una doppia per cambiare il destino e la carriera di un candidato: ecco allora che Nicolò Vinci (Pensioni e Lavoro) diventa Nicola, tanto per fugare qualsiasi dubbio sulla doppia c. Basta togliere una h in Reho, di Daniela Reho (Milano al centro) e voilà il Reo è servito, Carmine Abagnale raddoppia in Abbagnale (PdL) e Bianchi Bonomi perde il doppio cognome e diventa solo Bonomi, Vagliati diventa Vailati (Pdl), Davide de Corzent - nome impossibile da ricordare - diventa Deco.
Nella lista Io amo l’Italia Roberto Paludetto per gli amici è «Dula», così Clotilde (Anna Marzotto) è Cloe. Stefania Pastori diventa Gloss per gli elettori (Nuovo polo per Milano), così dietro Face si nasconde Emilio Francesco Daniele (Sel), Snake è Simone Muratore (Verdi). «Gibe» è Nicola Gibillini (Sel), Maurizio Guagnetti è detto Mao, Davide Angelo Tinelli è conosciuto da sempre come Atomo (Sel).
L’originalità non è di casa a Milano, e voilà tre Titti sono servite: distrazione, coincidenza o truchetto per rubare qualche voto alla compagana di lista? Sono dette Titti, infatti, sia Concetta Benvenuto che Immacolata de Simone, entrambe della lista dei Comunisti Italiani. Ma c’è un’altra Titti concorrente, nella stessa coalizione ma nella lista civica Milano per Pisapia, Tiziana Maria Cristina Sperandeo. Poi c’è l’immarcescibile Pannella Giacinto, che 50 anni non riesce a diventare Marco.
In città si trovano anche le signore, abituate a essere considerate le mogli di... che di questa abitudine salottiera, in principio mal digerita, con il tempo hanno fatto virtù. E se sul lavoro le signore ci tengono ad avere un’identità ben distinta da quella dei consorti, così non è quando si scende in politica. Ecco servite nelle liste elettorali le signore coniugate. A fare da apripista il sindaco Letizia Brichetto Arnaboldi, fin dai tempi della Rai nota come Letizia Moratti. Vizio di famiglia...anche Emilia Bossi ha pensato di giocare sullo stesso cognome, nella speranza di strappare qualche voto all’elettore distratto, pur essendo candidata per Giuliano Pisapia. Ecco a voi dunque Emilia Bossi coniugata Moratti detta Milly Moratti, cognome che anche in tempo di abbonamenti Inter aiuta.
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