L'Italia dei valori autostradali

La prima Pietra dell’autostrada Brescia-Bergamo-Milano (Bre.Be.Mi) è finita anche un po’ in testa ad Antonio Di Pietro: il quale tace, ora, e non rivendica neppure un minimo di paternità dell’operazione. Il perché è chiaro: non ha alcun interesse a far vedere che con il Pdl gli accordi li sa fare benissimo, come in Molise già accade in maniera indecente. Il 29 luglio 2006, appena insediato alle Infrastrutture, disse che l’autostrada non si sarebbe fatta: e la sinistra radicale applaudì. Poi, il 7 maggio 2007, assieme a Roberto Formigoni, firmò un progetto di project financing per la stessa autostrada: e la sinistra radicale lo attaccò. Paolo Brutti, di Sinistra democratica, portavoce della commissione Trasporti del Senato, bocciò l’operazione e scrisse al commissario europeo al Mercato interno: parlò di violazioni e costi gonfiati. Il progetto passò in aula il 18 luglio successivo, grazie ai voti del centrodestra. E Paolo Brutti? Tonino ha risolto come neanche la Dc gavianea: l’ha preso nell’Italia dei Valori. L’ha anche candidato alle Europee: i due hanno posato assieme in quel manifesto con l’enorme scritta «Brutti».

Per il resto segnatevi questi nomi: Alessandro Iacorossi, Francesco Mancini, Gaetano Di Niro, Dante Merlonghi e Giampiero De Toni. Sono tutti lottizzati dell’Italia dei Valori che Tonino ha piazzato all’Anas e nelle società autostradali come un qualsiasi partitocrate.

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