
Certe facce ti segnano, come una maschera che sei costretto a indossare sulla scena, quella del cinema e certe volte anche quella della vita. Pierino per sempre. "Possono passare cent'anni e sarò sempre lui, per il pubblico e anche per i produttori, purtroppo". È una legge scomoda dell'immaginario, vale per donne eterne e sensuali e per un attore che non si è rassegnato a un destino da caratterista. Alvaro Vitali adesso non c'è più, scappando da questo squarcio di mondo a settantacinque anni, per una broncopolmonite recidiva, di quelle che non hanno alcuna voglia di smettere, di pentirsi e per un dolore nel cuore, perché certi amore dovrebbero essere eterni e non spegnersi dopo 27 anni di matrimonio senza un vero motivo. Alvaro, con quel nome antico, lo aveva detto in privato e in pubblico a Stefania Corona, con cui non aveva mai smesso di girare per teatri. "Ti prego, torniamo insieme". Non c'è mai tempo per un finale felice. Si cade prima, quasi per sberleffo, per una sorte con un pessimo senso dell'umorismo.
Questa in fondo è una storia strabiliante. Il padre è muratore, la madre gestisce un piccolo stabilimento della Titanus sulla Tiburtina. Si respira il retrobottega del cinema. Alvaro se ne va a vivere dalla nonna a otto anni perché stanco di sentire i litigi dei genitori. A trentadue sta ancora lì e per campare fa l'elettricista, ma senza troppa convinzione. Il suo sogno è il cinema. Ci riesce perché incontra uno più folle di lui. Si chiama Federico Fellini e di mestiere fa il regista. Lo chiama dopo un provino per una piccola parte in Fellini Satyricon e poi I clowns, Roma, fino ad Amarcord. Se Marcello Mastroianni incarna l'alter ego incantato di Fellini, il suo io immaginario, Alvaro Vitali ne svela la parte grottesca, quella che Federico non sa nascondere. La realtà è che questo personaggio con la faccia stramba e che sa di sesso guardato dal buco della serratura è un attore felliniano. Non è mai stato facile ricordarlo così. Alvaro Vitali è soprattutto l'altro, quello della sale fumose e popolari degli anni '70, quelle con le calze rosse sfilate da Edwige Fenech, quelle che fanno sudore e cassetta. È il porno da sagrestia, che non fa diventare veramente ciechi e comunque scompare con una preghiera. È Pierino contro tutti, Pierino medico della S.A.U.B., Pierino torna a scuola, Pierino ripetente, Pierino stecchino, Pierino torna ancora. È una sigla da imparare a memoria. "Se sei come me, non te proccupà, alla vita è meglio darle del tu".
È in fondo un omaggio all'ottimismo. È l'idea che sei circondato da donne alla buona, calde come il pane, belle ma senza esagerare, a cui puoi dare del tu e sperare che il miracolo accada. Non fosse altro il più misero dei "vedere ma non toccare". È un'Italia profondamente maschilista, piuttosto sguaiata, forse banale, ma a cui nessuno ha ancora spiegato che dovrebbe essere diversa. E per questo, nonostante tutto, innocente. Non c'è malizia. Non c'è il peccato. C'è solo la voglia di parlare e ridere di sesso, di mostrare gambe, tette e culi, quando la morale pubblica ti dice che certe cose sono svergognate. Ma così fan tutti e tutte. La storia di Pierino, se poi uno va a vedere, viene da molto lontano. È un ragazzino pestifero e sfrontato degli anni '10 del Novecento, disegnato da Antonio Rubino sul Corriere dei piccoli. È educazione sentimentale. È quello che i bambini di inizio Novecento leggevano in controluce nelle storie permesse dai padri. La libidine si manifesta settant'anni dopo. Sono finiti, più o meno, gli anni di piombo e nel 1981 comincia la saga. La sexy maestra è incarnata da Michela Miti. Pierino, che non ha nulla a che fare con il lupo, intellettuale, di Prokof'ev, è appunto Alvaro Vitali. "Con Lino Banfi avevamo formato una gran coppia comica, ma lui a un certo punto non ci volle più stare, diceva che non voleva farmi da spalla. Io gli dicevo che la coppia funziona così, un po' faccio io la spalla a lui, un po' la fa lui a me. Ma Banfi volle staccarsi. Io feci Pierino, lui mi pare La moglie in bianco l'amante al pepe. Quando vide gli incassi penso ci sia rimasto male".
Sì, perché Pierino ha sbancato, anche se faceva schifo a sinistra. "E io votavo Pci, pensa che delusione".
Tutto questo fino a quando il film di serie B sono diventati "cult", approdo finale nelle operazioni nostalgia. Solo Alvaro Vitali guardava Pierino per quello che era: la maschera segreta di un desiderio di libertà sessuale.