Le stelle e la luce sono fondamentali nell’iconografia della Chiesa Cattolica. E le loro metafore diventano chiare e suggestive nella chiesa partenopea di San Gennaro a Capodimonte, che ha riaperto i battenti nel 2021 dopo essere stata chiusa per oltre mezzo secolo.
Il cattolicesimo è infatti un percorso di illuminazione: nelle chiese e negli edifici religiosi in generale, la luce è fonte di particolare attenzione, proprio perché rappresenta l’amore di Dio. E spesso la luce è quella delle stelle, com’è ben chiaro negli ultimi versi delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, “Puro e disposto a salire le stelle”, “L’amor che move il sole e l’altre stelle”. L’architetto Santiago Calatrava le ha esaltate le stelle, appunto, nella chiesa di San Gennaro a Capodimonte.
La chiesa di san Gennaro
La chiesa di San Gennaro fa parte del complesso del Real Bosco di Capodimonte. L’edificio venne commissionato da Carlo I di Borbone nel 1745 con il fine di dare un luogo di culto alla gente del luogo, per lo più contadini e braccianti: il progetto fu affidato a Ferdinando Sanfelice, che aveva già lavorato a importanti edifici del Regno di Napoli, come il Duomo di Amalfi, il palazzo Serra di Cassano a Pizzofalcone e la villa d’Elboeuf a Portici.
Secondo il progetto originario, la cappella è dotata di una facciata semplice, mentre l’interno è ricco di decorazioni, seppur abbastanza sobrie. Nelle quattro nicchie erano ospitate le statue di san Filippo, santa Elisabetta, san Carlo Borromeo e sant’Amelia ma solo queste ultime due sono sopravvissute al tempo. L’altare maggiore è invece dominato dal ritratto della gloria di san Gennaro realizzato da Leonardo Olivieri.
Nel 1969 la cappella fu inibita al culto ma non sconsacrata: dopo oltre 50 anni è stata riaperta anche grazie all’intervento di Santiago Calatrava, che non solo ne ha curato la decorazione degli interni ma ha anche dato vita alla propria mostra dal titolo Nella luce di Napoli.
L’intervento dell’architetto Calatrava
Per il suo intervento, come si legge sul sito del Ministero della Cultura, l’architetto Calatrava ha riletto lo spazio della cappella: molte delle sue decorazioni consistono in istallazioni di porcellana, un materiale che a Capodimonte è tradizionale nella sua storia d’artigianato. E infatti sono state realizzate da maestranze locali, oltre che da allievi dell’Istituto Superiore a Indirizzo Raro Caselli-De Sanctis.
“La luce di Napoli è riunita in una moderna installazione all’interno di un ambiente settecentesco – commentò all’epoca della riapertura Calatrava – Il vocabolario contemporaneo è incorporato in un contesto storico che ne esalta il significato. Le pareti e il soffitto sono stati dipinti con un intenso blu oltremare per evidenziare gli elementi strutturali e ornamentali della cappella e conferirle un maggiore senso di profondità. L’installazione consente la creazione di un concetto globale in cui diverse arti (porcellana, tessitura, smaltatura, pittura) convergono in un’opera autonoma che parla dal passato al presente verso il futuro”.
Ma la porcellana di Capodimonte non è il solo dettaglio artigiano - o meglio dettaglio d'arte come opera viva - che l’archistar ha voluto come parte del rinnovamento della chiesa di San Gennaro: all’interno della cappella trovano infatti spazio sete da San Leucio e vetrate artistiche
da Vietri sul Mare. Il tutto è ispirato agli elementi della natura, per un’interpretazione spirituale dell’edificio, che tra l’altro, come detto, si trova nel cuore appunto del Real Bosco di Capodimonte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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