Orvieto, la storia del Pozzo di San Patrizio

Il Pozzo di San Patrizio è una delle opere più conosciute di Orvieto, arricchita da secoli di storia e avvolta da misteri e leggende

Orvieto, la storia del Pozzo di San Patrizio

Il Pozzo di San Patrizio è una delle attrazioni principali della città di Orvieto, borgo umbro in provincia di Terni. Si tratta di una costruzione che affonda le sue radici nel XVI secolo, ai tempi del sacco di Roma avvenuto principalmente a opera dei Lanzichenecchi.

Inaugurato con il nome di Pozzo della Rocca, per via della vicinanza alla Rocca Albornoz, subì nel corso dei secoli un doppio cambio di denominazione. Dopo essere stato definito nel '700, per un breve periodo, "Purgatorio di San Patrizio", la struttura ha acquisito durante l'Ottocento l'appellativo attuale. Ad oggi la sua funzione di approvvigionamento idrico è venuta meno, sostituita da quella museale.

Pozzo di San Patrizio a Orvieto, le origini della costruzione

Pozzo di San Patrizio tetto

La costruzione di quello che sarebbe divenuto il Pozzo di San Patrizio è collocata intorno al 1530. In seguito al sacco di Roma avvenuto nel 1527 Papa Clemente VII si rifugiò a Orvieto, dove ordinò la costruzione del pozzo. L'iniziativa fu intrapresa affinché la popolazione non rimanesse mai senz'acqua anche in caso di assedio da parte dei Lanzichenecchi.

Il progetto fu affidato ad Antonio Sangallo il Giovane, che avviò i lavori di costruzione nel 1532. Purtroppo per Clemente VII i lavori si protrassero oltre il suo pontificato e si conclusero soltanto nel 1537 sotto Paolo III Farnese, salito al soglio di Pietro alla morte del suo predecessore, avvenuta nel 1534.

Dopo aver scavato gli strati di tufo e argilla, i costruttori realizzarono delle pareti in mattone per favorire la stabilità della struttura. In fondo si trovava il pozzo vero e proprio, la cui fornitura d'acqua è regolata dal collegamento con una fonte naturale e un fiume emissario.

Esternamente questo simbolo di Orvieto appare come una piccola costruzione dotata di due accessi, necessari all'entrata e all'uscita. Sempre all'esterno sono presenti delle decorazioni, dei gigli ispirati ai Farnese (di cui Paolo III faceva parte). All'ingresso vi è invece una scritta: "Quod natura munimento inviderat industria adiecit", ovvero "Ciò che non aveva fornito la natura, lo procurò l'industria". L'iscrizione aveva l'obiettivo di glorificare l'ingegno umano, che aveva saputo andare oltre i limiti imposti dal territorio.

Su ordine di Clemente VII venne inoltre commissionata a Benvenuto Cellini una medaglia celebrativa riportante la scritta "Ut bibita popolus" o "Affinché il popolo beva". Ne esistono due copie, esposte rispettivamente all'interno dei Musei Vaticani e del British Museum.

Le doppie scale elicoidali

Pozzo di San Patrizio fondo

In totale si parla di circa 54 metri, di cui la quasi totalità sotterranei, percorsi attraverso due scale elicoidali. La discesa e la risalita sono illuminate di giorno da 72 finestroni, presenti nella parte interna del Pozzo di San Patrizio. Ciascuna rampa è costituita da 248 gradini, che risultavano facili da percorrere anche per gli animali da soma adibiti al trasporto dell'acqua.

La genialità di tale costruzione è resa evidente proprio dalle due scale elicoidali. Si snodano lungo le pareti del Pozzo di San Patrizio correndo l'una sopra all'altra, senza mai incrociare i rispettivi cammini. Questa soluzione si rivelò particolarmente utile a evitare che l'incontro tra chi scendeva e chi saliva con i propri animali potesse generare confusione.

Miti e leggende

Pozzo di San Patrizio cima

Si racconta che il nome di Pozzo di San Patrizio derivi dall'iniziativa di alcuni frati del Convento dei Servi, che vollero accostare l'opera orvietana alla leggenda del santo irlandese e della grotta in cui amata pregare.

Un antro così profondo da sembrare senza fine, capace di raggiungere una tale profondità da collegare addirittura il mondo dei vivi con il Purgatorio e infine con il Paradiso stesso. Affrontare quel lunghissimo viaggio sotterraneo avrebbe quindi permesso ai pellegrini di mondarsi dai peccati commessi e raggiungere la sfera celeste.

Analogamente a quanto ripreso dalla leggenda irlandese, i frati vollero associare la discesa verso il buio del fondo del pozzo alla ricerca della redenzione. Dopo aver raggiunto l'acqua, considerata un elemento purificatore, la risalita verso la luce.

Spesso si fa invece riferimento a un pozzo di San Patrizio per indicare una riserva riserva inesauribile di ricchezze. In realtà il detto sarebbe nato con caratteristiche opposte: un inutile spreco di risorse, con riferimento a una cavità così grande da non poter essere mai riempita.

Capita infine

anche a Orvieto di vedere i turisti gettare una monetina nel Pozzo, riprendendo la tradizione secondo la quale lanciare una moneta nella Fontana di Trevi sia di buon auspicio per un ritorno a Roma.

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