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Siena: il Campo, il Palio e la leggenda che diventa storia

Nota per il suo Palio, questa città possiede anche molto altro: architetture uniche e leggende di grande fascino

Siena, il Campo, il Palio e la leggenda che diventa storia

Siena è una cittadina che possiede molti punti di forza in quanto a fascino. Forte di un'architettura armoniosa e solenne, ricca di tradizioni popolari, è anche un luogo in cui la cucina possiede una bellezza raffinata e senza tempo.

Si possono vedere i secoli di storia che si sono avvicendati a Siena tra le strade, per le scalinate, e poi su su, in cima alle torri: qui è tutto perfettamente conservato e la memoria popolare è impressa anche nella toponomastica. A un visitatore, anche casuale, non potrà sfuggire, per esempio, "Cane e gatto", una strada del centro storico: si dice che il nome venga dall'antagonismo tra due famiglie gentilizie, gli Anigoleschi e i Pelecani, che avevano delle proprietà in zona. Ma "Cane e gatto" è solo un dettaglio nel mezzo della bellezza di una città incredibile.

La piazza, ovvero il Campo

Siena

Il Campo rappresenta il vero cuore di Siena. Si tratta di una piazza ampia, dalle dimensioni considerevoli, perché era stata concepita per ospitare l'intera popolazione: qui, in effetti, si svolge il Palio, che tra l'altro richiama spettatori dal vivo da tutti gli angoli del globo.

Già solo visitare il Campo è quasi un'esperienza mistica, che spazia da architetture e sculture antiche rivolte verso il cielo - come la Torre del Mangia, alta ben 102 metri - o semplicemente eleganti - come il Palazzo Civico con le sue finestre sormontate da archetti gotici e le terrazze merlate. All'interno del Palazzo Civico è situato il Museo civico che raccoglie dipinti e sculture di artisti vissuti a partire dal Rinascimento.

La Torre del Mangia ha una storia interessante: il suo primo campanaro, nel XIV secolo, un certo Giovanni di Duccio, era soprannominato Mangia, o meglio Mangiaguadagni per via della sua scarsa capacità nel gestire il denaro. Successivamente, il campanaro fu rimpiazzato da un orologio meccanico e nel XV secolo da un robottino in legno, che per tutti fu chiamato Mangia, in onore del campanaro umano originale. Il robottino è oggi conservato nel Cortile del Podestà.

Il Palio di Siena

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Il Palio viene accompagnato da un suono molto tipico. È quello di una campana, chiamata Sunto, che nel XIX secolo subì una piccola crepa e fu solo riparata ma non sostituita: così oggi, ogni volta che la campana viene fatta vibrare, il risultato è un suono roco che però risveglia nei senesi quell'affetto legato a una tradizione secolare.

I primi palii vennero infatti organizzati nel XIII secolo o forse anche prima. A far correre i cavalli erano all'inizio solo le famiglie gentilizie, mentre il popolo delle contrade si sfidava in giochi che avrebbero dovuto essere amichevoli ma finivano per essere cruenti. Tra questi c'era la Pugna, ossia una lotta a mani nude, l'Elmora che prevedeva armi di legno e la Pallonata, che oggi potrebbe essere definito qualcosa a metà tra il calcio e il rugby ma in cui il ferimento dell'avversario, con calci e pugni, era ammesso dalle regole. Nel XVI secolo si svolgeva anche la Caccia ai Tori, che in realtà era una caccia non solo ai tori ma a diversi animali, a volte anche piccoli come lepri e volpi.

Il Palio, come lo si conosce oggi, ha assunto la sua conformazione nella prima metà del XVII secolo e si svolge in due date, il 2 luglio in onore della Madonna di Provenzano e il 16 agosto in onore della Madonna Assunta. Vi corrono cavalli e fantini delle Contrade, che nei secoli hanno sviluppato alleanze e rivalità tanto celebri da essere quasi proverbiali.

Le leggende di Siena

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Tra le leggende più note di Siena c'è quella del fantasma di Bettino Ricasoli, che secondo la vulgata si aggirerebbe a cavallo, con i suoi cani da caccia, nei pressi del castello di Brolio, ma solo nelle notti di luna piena. C'è poi un topos molto diffuso a livello internazionale, quello che riguarda la leggenda di san Galgano, che impresse la sua spada, da allora inamovibile, in una roccia ora conservata nell'abbazia che porta il nome del santo.

Un mito che è stato creduto vero per alcuni secoli è quello della Diana, ossia un fiume sotterraneo mai trovato davvero, da cui la città traeva l'acqua grazie ai bottini, che erano strutture sotterranee, degli acquedotti molto speciali. Durante la costruzione dei bottini, gli operai affermarono più volte di aver visto creature simili a folletti nel sottosuolo. Queste testimonianze vennero liquidate come frutto dell'ebrezza: gli operai, chiamati guerci, venivano infatti pagati in natura, con il vino.

C'è poi anche molta agiografia a Siena. Uno dei modi per accedere al duomo è una scalinata molto ripida: la vulgata popolare riporta che su quella scalinata santa Caterina fu spinta dal diavolo e inciampò, perdendo gli incisivi. Il punto in cui si dice che la religiosa si infortunò è contrassegnata con una croce a bracci uguali.

In centro si può ammirare anche un'edicola votiva affrescata di origine cinquecentesca: si tratta della raffigurazione della Pietà, ma tutti la chiamano Madonna del Corvo. Il nome è legato al mito di un corvo che lì si sarebbe appoggiato durante la peste del 1348. Le versioni sull'epilogo della vicenda sono diverse: il corvo aveva anche lui il morbo e in una variante sarebbe morto fulminato, facendo terminare l'epidemia.

In un'altra versione invece il corvo avrebbe contagiato la popolazione.

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