Lite tra bande rom: sparatoria in strada proiettili nelle case

Lite tra bande rom: sparatoria in strada proiettili nelle case

É la «mala» di quelli che non hanno niente da perdere, dei delinquenti che si sono lasciati alle spalle la sana abitudine a calcolare in qualche modo il rapporto costi-benefici che, anche se in modo un po' rozzo, i balordi di una volta avevano interiorizzato. Trasformare piazza Aspromonte in un poligono di tiro al bersaglio nel cuore di una sera di febbraio, farsi fermare in sei, richiamare inevitabilmente l'attenzione della polizia e dei giornali: tutto questo avrebbe senso, nelle vecchie logice malavitose, solo se in gioco ci fossero interessi rilevanti, e soprattutto se la vittima designata finisse all'obitorio. Invece il destinatario delle pallottole viene ricoverato in ospedale in codice verde, come se avesse una brutta bronchite. E l'armamentario che viene sequestrato fa intuire che il core business delle bande in conflitto fossero i furti in appartamento, che sono indubbiamente una piaga ma non sono proprio un affare da grande crimine organizzato.
Sono le 23 di mercoledì sera quando al bar Night & Day, all'angolo tra piazza Aspromonte e via Lulli, arriva la squadraccia pronta a regolare il conto. Il destinatario è un ragazzotto rom con passaporto bosniaco, che se ne sta lì con i suoi amici, quando arrivano quelli che gli danno la caccia. Qualcuno è bosniaco, qualcuno croato, ma non è detto che le la separazione tra le due nazionalità sia netta. Sia croati che bosniaci sono rom, forse nell'orbita del campo di Baranzate, ma non c'è certezza neppure su questo. Di sicuro c'è che nè l'una nè l'altra sono etnie di punta, nella moderna geografia per bande della Milano criminale. Ma hanno traffici di ogni genere. Furti, droga, le mani sui marciapiedi. La risacca del crimine ne ha portati una parte nella zona tra viale Abruzzi e via Porpora che una volta era il regno dei fiolos, i papponi uruguaiani, che anche loro erano gente dal grilletto facile. Ma che mai si sarebbero sognati di scatenare un putiferio come quello dell'altra sera.
Cosa accada a quel punto non è chiaro. La prima versione dice che il pestaggio inizia dentro il bar. Il padrone del bar, il signor Ruggero, dice che invece è successo tutto fuori, e che querelerà, a difesa del buon nome del locale, chi scrive il contrario. Ma il dettaglio non è cruciale. Sta di fatto che gli aggressori iniziano a lavorare di randello, e poi saltano fuori i coltelli e anche le pistole. Una, si scoprirà poi, è caricata a salve. Ma almeno un'altra invece spara pallottole vere. Ne spara tante, e sono pallottole pesanti, calibro 9 per 21, quasi roba da guerra.

Gli aspiranti killer sparacchiano come coscritti: è un bene per la vittima predestinata, che si salva, ma rischia di trasformarsi in tragedia per chi ha la sola colpa di abitare sulla piazza, perché un proiettile va a sfondare la finestra di un palazzo prospiciente e si impianta nel muro di una sala.
Quando arriva la Volante, fa ancora in tempo a catturare cinque uomini e una donna. Il tipo che ha sparato ha fatto in tempo a darsi a gambe. Nè i fermati nè il ferito aprono bocca per spiegare cosa è accaduto.

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