Doveva essere l’ultimo incontro chiarificatore, per stabilire una volta per tutti che Roberto doveva smettere di infastidire la sua donna. Sarà stata anche l’ex fidanzata del fratello, ma ormai quella storia era morta e finita. Invece la discussione è degenerata, è spuntato un coltello e Biagio ha colpito con un fendente al petto l’avversario. Poi, temendo la vendetta degli amici della vittima, si è rifugiato in caserma dei carabinieri, dove, al termine di un lungo interrogatorio, è stato dichiarato in arresto e trasferito al carcere di Monza.
Biagio Aversano, ha 35 anni, di professione fa il «balordo», ed era uscito qualche settimana fa dal carcere grazie all’indulto. Da tempo si è messo con un’amica di Roberto Florio, 38 anni, incensurato, ma privo di un’occupazione fissa. Entrambi abitano alla Crocetta di Cinisello Balsamo, quartiere «difficile» vista la presenza di numerosi extracomunitari e la loro difficile convivenza con i residenti. Una relazione a dir poco «contrastata» da Roberto Florio in quanto la giovane in precedenza stava con suo fratello. E per questo ogni incontro finiva sempre in accese discussioni.
I due si incrociano per l’ultima volta ieri verso le 15 di fronte al bar Derby di piazza Sardegna. Non è ancora chiaro se si tratta di un appuntamento precedentemente fissato oppure di un incontro fortuito. Fatto sta che tra i due la discussione riprende immediatamente. Una discussione che prende subito una brutta piega, i due si insultano, si mettono le mani addosso. Poi sembrano calmarsi, entrando in un bar ma qui riscoppia la lite e a un certo punto spunta un coltello, non si sa ancora da dove. I carabinieri infatti dovranno chiarire se la lama fosse in tasca di uno dei due contendenti oppure sia stata raccattata al momento dal bancone del bar. L’unica cosa certa è che Florio viene colpito in pieno petto, fa due passi e stramazza al suolo, davanti ai terrorizzati clienti. Il titolare chiama il 118 e la polizia. Arrivano i soccorsi ma per il ferito non c’è più nulla da fare. E il suo corpo rimane sul pavimento in attesa dell’arrivo del magistrato e del medico legale per gli accertamenti tecnici.
Nel frattempo Aversano è fuggito, ma non ha fatto molta strada, appena 300 metri per infilarsi in casa. Che però non ritiene un nascondiglio sicuro. Teme la vendetta degli amici di Florio, si sente braccato e quindi decide di cercare l’unico nascondiglio veramente sicuro: la caserma dei carabinieri dove arriva trafelato dopo una lunga corsa a perdifiato. E qui avrebbe, a suo dire, scoperto di aver ucciso l’uomo. L’assassino spiega infatti di non aver lontanamente realizzato la gravità del fendente inferto al rivale, anzi era convinto di averlo solo ferito superficialmente. Racconta poi la sua versione ai carabinieri e al magistrato, sostiene di essere stato aggredito e di essersi solo difeso. Ripete più volte che la vittima avversava in maniera piuttosto energica la sua relazione con la donna. Insomma tenta in tutti i modi di accreditarsi come la vera vittima di tutta la vicenda e di essersi solo difeso dalle angherie e prepotenze di Florio.
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