Lite a sinistra sugli operai E il Pdl punta sui big locali

Pd e Arcobaleno si contendono i sopravvissuti Thyssen. Duello Ghigo-Bonino

da Roma

La battaglia per la conquista del Piemonte si gioca a Torino. Il Pd, per la prima volta, non avrà un avversario solo alla sua destra, ma anche alla sua sinistra. Il Pdl parte, dunque, avvantaggiato e anche l’assenza dei centristi casiniani potrebbe non influire sul conseguimento della vittoria del Pdl considerato anche il passaggio di importanti quadri intermedi alla causa di Berlusconi e Fini (dall’europarlamentare Bonsignore al capogruppo al consiglio comunale torinese Angeleri). E, considerata la tradizione favorevole al centrodestra nelle altre province piemontesi, l’aspetto più interessante, pertanto, sarà l’esito del voto torinese. Se l’insieme delle forze di sinistra non dovesse superare il 50% nella capitale della Fiat, la crisi sarebbe conclamata. Certo, anche nel centrodestra non tutto è filato liscio come l’olio. Il coordinatore regionale di Fi, Guido Crosetto, ha dovuto mediare con i vertici locali indispettiti da alcune candidature esterne non nascondendo «amarezza». Ma alla fine le liste appaiono molto «radicate» come testimoniano le presenze dell’ex governatore Ghigo, del numero uno piemontese di An Martinat e dei deputati uscenti Armosino, Costa, Stradella e Napoli.
Intanto il Pd gioca la sfida con la Sinistra arcobaleno «a colpi di operai». Entrambe le formazioni nate dalla disgregazione dell’Unione hanno candidato nel capoluogo due sopravvissuti alla tragedia della ThyssenKrupp: Antonio Boccuzzi il Pd, Ciro Argentino la Cosa rossa. Per fare posto al rappresentante della classe operaia ha fatto un passo indietro il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che non voleva lasciare agli avversari il monopolio della questione operaia. E a guardare le candidature piemontesi dei democrat Boccuzzi sembra proprio un pesce fuor d’acqua stretto tra l’ex segretario Ds, Piero Fassino, e il vicesegretario dei democratici piemontesi Anna Rossomando. Addirittura agli antipodi se si considera il settimo posto assegnato a un ex Fi come Giacomo Portas. L’unico «compagno di strada», si fa per dire, è l’ex segretario generale Uil, Giorgio Benvenuto. I grattacapi veltroniani per quanto riguarda Torino non sono rappresentati solo dai problemi nello stabilire quanto genoma operaio vi sia nel dna della nuova formazione. Ieri la presentazione delle liste è stata ritardata dal caso-Pannella. Al Senato, infatti, è capolista Emma Bonino che ha trattato fino all’ultimo per convincere il leader radicale a non cedere alle sirene socialiste.

Un ulteriore inciampo per il centrosinistra che nella corsa a Palazzo Madama aveva già perso nel 2006 in Piemonte (13 a 9 per l’allora Cdl) e questa volta non potrà contare nemmeno sull’appoggio della sinistra radicale che vanta un potenziale superiore al 10 per cento.

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