Littizzetto, la milionaria indignata con la Rai

L’attrice scende in campo per "riprendersi" Viale Mazzini. Dopo vent’anni di successi e guadagni fa pure la vittima

Littizzetto, la milionaria  indignata con la Rai

«Riprendiamoci la Rai». Non che se la sia mai persa, Luciana Littizzetto. È quasi vent’anni che l’artista, scrittrice, umorista e tante altre cose ancora circola nei palinsesti di viale Mazzini. Basta sintonizzarsi la domenica sera su Rai3 per ammirarla nelle sue strepitose gag, spalla, ma il termine è riduttivo, di Fabio Fazio. «Che tempo che fa» è una colonna portante della programmazione Rai ed è dal 2005 che la coppia sta in video, accompagnata da una colonna sonora di standing ovation. Rai Trade ha messo in commercio pure i Dvd di questa infallibile macchina del successo e li ha ribattezzati «Che Litti che Fazio».

Niente da fare. Lunedì sera anche lei sarà al Politecnico di Torino, la sua città, per partecipare ad una manifestazione esplicita sin dal titolo: «Riprendiamoci la Rai». Ma che si deve riprendere l’estrosa Luciana? Nel ’92 era già nel team di un cult come Avanzi e l’anno dopo, nel ’93, non ancora trentenne, era già ospite di Cielito Lindo, il programma di Athina Cenci e Claudio Bisio e metteva a fuoco il personaggio, poi rosolato in mille cotture, di Sabrina. Il tormentone di Minchia Sabbry è entrato sotto forma di sghignazzi in milioni di case, la Rai ha aggiunto la Littizzetto alla galleria dei suoi personaggi più famosi, lei si è servita di viale Mazzini per diventare una star. Eppure lunedì sera sarà in compagnia di Gustavo Zagrebelsky, Antonio Albanese, Gianni Amelio, Gian Paolo Ormezzano e tante altre celebrità: il solito frullato di attori, registi, giornalisti, comici, tutti indignati, anzi indignados, tutti anti, tutti sotto uno striscione e dentro un sito.

«La Rai - spiegano gli organizzatori - è un bene comune e come l’acqua dev’essere di tutti». Sembra di stare ancora dalle parti dei referendum di giugno. Non è tutto: «In un momento particolare per il Paese è importante che l’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo venga liberata dal controllo diretto dei partiti, valorizzando le professionalità che sono al suo interno».

Intenti nobili, coltivati all’ombra della celebrità e della visibilità sulla vetrina di Rai3. Littizzetto di lotta e di governo, verrebbe da dire parafrasando il modello leghista e come è normale per certi artisti: sempre sotto i riflettori ma pronti ad attaccare a testa bassa, appena scesi dal palco. A furia di pascolare nei corridoi e negli studi della Rai la Littizzetto ha messo su un bel reddito ed è arrivata a quota 1.824.084 euro. Niente male e qualche spanna più in alto di personaggi altisonanti e dai ricchi business come l’imprenditore della moda Santo Versace, il re delle carni Luigi Cremonini, l’industriale Vittorio Merloni. Certo, l’attrice piemontese non è solo un volto tv, ma ha anche sviluppato un indotto impressionante: libri, film, sceneggiature, serate di cabaret in giro per l’Italia.

Tutto perfetto, ci mancherebbe. E, a quanto pare, la signora è anche un’oculata amministratrice dei propri beni: via via avrebbe comprato 14 fabbricati, 10 dei quali a Torino. Chapeau.
Però anche lei sente il bisogno di riprendere la Rai da cui non è mai stata mandata via, da cui non è mai uscita, che l’ha sempre coccolata e dove sverna regolarmente da anni. Perché la scintillante Luciana non ha subito editti o epurazioni, non ha preso la strada dell’Europa, come a suo tempo Lilli Gruber, non è finita su un binario morto - in viale Mazzini non si contano - e nemmeno si è accovacciata dietro una targhetta, come capita a molti dirigenti dimenticati, rottamati e sepolti sotto sontuosi stipendi.
Lei c’era e c’è. In tv e alla radio. Il suo curriculum è una lenzuolata senza fine: da Letti gemelli, con Oreste De Fornari e Gloria De Antoni, a Quelli che il calcio, trampolino per provare tanti, nuovi personaggi, alla Hit Parade radiofonica con Piero Chiambretti.

Questo non le ha impedito di sconfinare ripetutamente nelle terre di Mediaset: eccola a Mai dire gol, il programma della Gialappa’s, e poi ancora a Zelig - Facciamo cabaret e a Matricole su Italia1. Successi, battimani e flash. Siparietti su siparietti. Gli spot azzeccati per le coop, il volto prestato alla pubblicità per la Banca SanPaolo, parte del panorama subalpino come lei. E titoli su titoli: Single, con Bruno Gambarotta, Titanic(a), alla domenica su Radiodue e poi le sulfuree comparsate al Maurizio Costanzo Show. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
Ma la Rai è prigioniera e allora bisogna girotondare intorno al salvadanaio che la rifornisce da una vita.

«Riprendiamoci la Rai» è una manifestazione promossa dai sindacati, a cominciare dall’Usigrai che una sua parte nello spolpamento dell’azienda di Stato l’ha avuta. La Rai, già svuotata da capibastone vari, ora deve essere espugnata col bon ton. I sindacati, che da sempre bivaccano in viale Mazzini, elencano una serie di fioretti, vagamente penitenziali e perfetti per un periodo di crisi perdipiù coniugato con l’Avvento. Le diverse sigle chiedono che il servizio pubblico «dia strumenti per comprendere e non abbia mai paura di mettere a confronto idee e valori, che abbia lo sguardo aperto sul mondo, che parli di un’Italia vera e che abbia giornalisti, autori, programmisti con la “schiena diritta”».
Chi potrebbe essere in disaccordo? Lei, la Luciana, condivide. Da sempre accartoccia i potenti, fa sberleffi a Berlusconi e Berluschini, satireggia le facce dei governanti, e quindi da vent’anni a questa parte ancora una volta Berlusconi e dintorni. Balla. Canta. Ride e irride. Non basta. Non va bene. Non è sufficiente.

Il tempo di

uscire dal salotto di Fazio ed eccola lì a manifestare, insieme ai cittadini che la Rai non la sopportano più. Dentro e fuori, la Littizzetto passa alla cassa e poi inalbera lo striscione. Davvero un’artista a 360 gradi.

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