Livio Macchia, il girovago che fece rock da Camaleonti

Morto a 83 anni il fondatore della celebre band "beat" al centro di una irripetibile fase della nostra musica

Livio Macchia, il girovago che fece rock da Camaleonti
00:00 00:00

Giusto un mese fa, già minato dalla malattia, aveva celebrato nella sua Melendugno i sessant'anni dei Camaleonti. Ieri Livio Macchia (foto), fondatore, bassista e cantante dei Camaleonti, è morto a 83 anni e con lui va via uno degli ultimi tasselli del più creativo mosaico musicale della storia italiane. I Camaleonti si sono formati in quel meraviglioso brodo di coltura che fu il Santa Tecla di Milano a due passi dal Duomo. Le stelle del futuro passavano tutti da lì, c'erano quelli del Clan di Celentano, poi si potevano incontrare Mario Lavezzi (che poi passò proprio dai Camaleonti), Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Lucio Battisti con I Campioni, Adriano Celentano, Enzo Jannacci, Tony Dallara. E da lì i Camaleonti partirono con il loro bagaglio innovativo che era fatto di cover in italiano di brani famosi in Gran Bretagna o negli Stati Uniti ma qui sconosciuti. Erano "beat", alfieri di quel movimento solo lontanissimo parente della Beat Generation che derivava dal rock'n'roll di Chuck Berry o Buddy Holly con simpatia per i ritmi in quattro quarti.

Per l'Italia una scoperta.

La miscela dei Camaleonti (e di tutti quelli che poi li copiarono) portò una potentissima ventata di novità offrendo al pubblico italiano versioni italiane di brani di Beatles, dei Rolling Stones, dei Procol Harum di Homburg (diventata L'ora dell'amore), Frankie Valli e persino pezzi dello sconosciutissimo Bob Dylan (If you gotta go, go now, diventata Non sperarlo più). I Camaleonti diventano il crocevia di influenze, cantano brani di Lucio Battisti (sua la musica di Mamma mia), Maurizio Vandelli dell'Equipe 84 e Al Bano (Angelo mio), suonano con Franz di Cioccio e Franco Mussida (ossia la Pfm) e vengono "cantati" da Ornella Vanoni, Patty Pravo, Mina. Passano dal Festival di Sanremo, dal Festivalbar, da ogni piazza d'Italia.

Ed è questo tesoro che ora si porta via Livio Macchia, non soltanto la grande foto dei Camaleonti. È il ritratto di una scena musicale straordinariamente fervida che rifiorisce ancora, sessant'anni dopo, a ogni ascolto perché le grandi canzoni non invecchiano mai. A invecchiare sono soltanto quelle brutte.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica