Ma c’era proprio bisogno di questa manfrina sul lodo Mondadori, con tentativo fallito di infilarla nella manovra? Non erano prevedibili l’alzata di scudi, il diniego del Quirinale, la reazione degli stessi maggiorenti di partito e di governo? Su, riconosciamolo, era una norma fatta su misura per quel caso. Poi dite pure che quel comma riparava o temperava un’ingiustizia. Dite pure che fu salomonico spartire l’impero editoriale in due tronconi opposti, lasciando Espresso-Repubblica a De Benedetti e Mondadori a Berlusconi.
Dite pure che anche la Fiat-Agnelli si era impossessata del gruppo RizzoliCorriere della Sera in modo «fortunoso», generando una concentrazione di poteri - industrie, banche, assicurazioni, editoria - senza precedenti. Dite pure che esigere quella cifra enorme significa sfasciare un editore e alterare l'equilibrio nell' editoria. Ma non negate il taglio sartoriale della norma, cucita su misura, e la dannosa inutilità del tentativo.
C’è un problema storico di fondo: per riequilibrare il potere editorial-finanziario sbilanciato a sinistra, da Craxi-Andreotti a oggi si favorì, in modo anomalo, la crescita di un’opposta anomalia. Visto che è impossibile il disarmo bilaterale, teniamoci la doppia anomalia ma almeno regoliamola.
Possibile che nel Paese dei compromessi e delle mediazioni non si riesca a trovare un minimo accordo tra poteri istituzionali e tra poteri editoriali? È possibile che l’unica soluzione sia la distruzione del nemico? Arbitri e diplomazie, tornate al lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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