Controcultura

Fra la "loggia" di governo e i capolavori in banca

Il ministero spreca 12 milioni per la pensilina di Isozaki. Intesa Sanpaolo compra opere di valore

Fra la "loggia" di governo e i capolavori in banca

Un grande museo deve arricchire le sue collezioni. Lunghi anni di penuria hanno reso utopico questo obiettivo, ma con la nascita dei musei autonomi sono stati attribuiti finanziamenti specifici, consentendo interessanti acquisizioni. La lungimiranza di un buon direttore, come Eike Schmidt, agli Uffizi ha consentito l'annessione di due capolavori di Daniele da Volterra, Elia nel deserto e la Madonna con bambino della Collezione D'Elci Pannocchieschi. Degni della sede e di qualunque grande collezione internazionale. Ora si annuncia un doppio delitto, per la irragionevole spesa pubblica, connesso al «Piano strategico grandi progetti beni culturali». Bella strategia! Spendere 103 milioni di euro per 11 interventi tra cui il fantomatico «Museo della lingua», nella prospettiva delle celebrazioni dantesche del 2021 (4,5 milioni di euro); e, dopo anni di letargo, dare il via alla inutile pensilina di Arata Isozaki all'uscita degli Uffizi.

Nell'idea dell'ormai bollito architetto giapponese il progetto è stato concepito come una grande loggia in acciaio e vetro (di impossibile manutenzione per l'eccessiva altezza) da contrapporre alla Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria. Impari confronto! Solo 12 milioni di euro, per realizzare un'opera brutta, inutile e concepita nel secolo e nel millennio scorsi, con un progetto greve, invasivo e imbarazzante. Tradendo questi principî condivisi sulla palese inattualità di un progetto goffo e vecchio per Firenze, nel pieno centro storico, in uno dei suoi edifici più importanti, e nella vincolatissima zona A, il sindaco Nardella ha scritto (o si è fatto scrivere: propendo per la seconda ipotesi) una litania di ringraziamento per le «magnifiche sorti e progressive» degli Uffizi: «Con la realizzazione della loggia destinata all'uscita della Galleria degli Uffizi sblocchiamo l'ultimo grande ostacolo al protagonismo di Firenze nella creatività contemporanea. Sono certo che il maestro Isozaki, uno dei grandi indiscussi architetti viventi, gioirà nel sapere che la sua opera vedrà la luce». Indiscusso da lui. All'epoca del concorso Nardella non era sindaco, ed è sempre stato scettico e prudente sul parere contrario di tutta la città, con le vigorose testimonianze e proteste di Franco Zeffirelli e Oriana Fallaci. All'epoca il tema fu incandescente. E alla fine si rinunciò all'orribile parto. Ma il giapponese e il suo socio italiano Andrea Maffei non smisero di rivendicare la vittoria di un concorso (che non dà di per sé titolo a realizzare l'opera) e, dopo più di 20 anni, su pressione dell'apparato burocratico, un ministro politico come Franceschini riapre la partita e inserisce, tra le grandi opere della ricostruzione morale, anche la immorale pensilina degli Uffizi, impropriamente chiamata loggia, e molto più simile a una rete per materassi, gigantesca e sgraziata.

Il capo cantiere del grande architetto Giovanni Michelucci, autore della stazione di Firenze, incontrandomi in quei giorni di accese discussioni, la definì «un troiaio». All'epoca ero sottosegretario ai Beni culturali, e convincendo l'allora ministro Urbani dell'inopportunità di realizzare un progetto oggettivamente brutto, andai a Tokyo per chiedere a Isozaki di ridurre il volume almeno della metà. Ricordo che ci raggiunse con una limousine con le tendine bianche di pizzo: una star viziata e indisponibile a qualunque suggerimento del committente. Così feci bocciare l'intervento e, da allora, ne sono considerato il principale oppositore. Nonostante l'evidenza. La decisione di Franceschini ha così il sapore di una vendetta, anche se molto postuma. Spero che il governo illegittimo cada in tempo per consentirci di ritirare questa retorica nefandezza, ma intanto chiedo, all'intelligenza del direttore, di valutare l'opportunità di convertire quei 12 milioni, altrimenti buttati, con risultati dannosi per la città e inutili, in fondi per gli acquisti, per arricchire le collezioni. Non si dimentichi che, qualche mese fa, è stato battuto all'asta a Parigi un dipinto di Cimabue, con il Cristo deriso, sicuramente concepito a Firenze, per 24 milioni di euro. Meglio mezzo Cimabue che una pensilina! Nessun alito da parte dello Stato italiana, che trova però i milioni per i monopattini prodotti dai cinesi e, ora, per le pensiline. Credo che se il direttore degli Uffizi non riterrà di ascoltare i miei suggerimenti, per rendere più preziosi gli Uffizi e non per sfregiarli, sarebbe buona cosa, dopo tanti anni e tante polemiche, restituire la parola ai cittadini. E fare un referendum per conoscerne la volontà, rispetto a un tema che riguarda il primo museo italiano e uno dei più importanti del mondo, nella vincolata città di Firenze.

D'altra parte, un monito viene dalla decisione nobile e simbolica di stanziare un'analoga cifra (circa 15 milioni di dollari) per arricchire le «Gallerie d'Italia» a Milano da parte del Gruppo Intesa Sanpaolo. Da una istituzione bancaria un'idea profonda di Stato, agendo per compensazione rispetto alla sconvolgente decisione di un altro gruppo bancario, Unicredit, di vendere all'asta il suo ingente patrimonio artistico. Intesa Sanpaolo acquista ciò che Unicredit ripudia e cede. Così, in una dimensione internazionale, ma arricchendo le proprie «Gallerie», Intesa Sanpaolo accresce la propria dimensione istituzionale, e museale, con forti connotazioni civili. La banca si riappropria pienamente delle funzioni del museo, considerandolo un organismo vivo. E sa che arricchire le collezioni è più importante di qualunque intervento funzionale. In questa operazione Intesa Sanpaolo ha salvato opere destinate a sparire o a disperdersi in collezioni private. Il pezzo più prestigioso, Abstraktes Bild di Gerhard Richter del 1984, anno spartiacque per la carriera dell'artista, è da solo costato circa 7,7 milioni di euro. Erano parte della vendita anche l'opera Erotic Arabesque di Sam Francis, aggiudicato per la cifra di 362.938 euro, una Superficie Bianca di Enrico Castellani che, messa in catalogo nell'asta specialistica dedicata all'eccellenza dell'arte italiana, «Thinking Italian», e in qualità di esempio della continua evoluzione della pratica pittorica dedicata allo spazio dell'artista lungo gli anni '80, ha raggiunto quasi il milione di euro (955.766 euro, compresi i diritti). Infine, una Sculpture Éponge bleue sans titre di Yves Klein, esempio delle pionieristiche Sculptures Éponges (Sponge Sculptures) del 1959, anno della mostra seminale «Bas-Reliefs in un forêt d'éponge» alla Galerie Iris Clert di Parigi, ha ottenuto il risultato, comprensivo dei diritti, di 1.764.169 euro. L'operazione si smobilitazione delle collezioni più qualificate di Unicredit è stata completata a febbraio, dopo le sessioni di asta di Amsterdam, con la cessione di circa due terzi del patrimonio messo in vendita.

Le «Gallerie d'Italia» sempre più ricche; le gallerie degli Uffizi sempre più povere.

Isozaki è la perversione di Franceschini.

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