In Lombardia 107 Centri per i tumori linfo-ematici

I linfomi (tumori del sistema linfatico), sono la malattia oncoematologica più frequente. L'incidenza dei linfomi non-Hodgkin (LNH), negli ultimi decenni, è cresciuta in modo costante, nel mondo occidentale. Oggi rappresentano il quinto tipo di tumore per diffusione (12mila i nuovi casi ogni anno in Italia) e si prevede che nel 2030, saranno le neoplasie più diffuse a livello mondiale. Nel trattamento dei linfomi e di altre patologie del sangue, oncologiche e non, la Lombardia è all'avanguardia. E lo fa con la Rete Ematologica Lombarda (REL www.rel-lombardia.net). Un modello organizzativo di riferimento nazionale, attivo da cinque anni, creato per permettere ai pazienti, di beneficiare dei migliori percorsi diagnostico-terapeutici e potere accedere alle terapie più innovative: farmaci (tra questi gli anticorpi monoclonali, rituximab è il capostipite contro i linfomi) e procedure di cura ad alta complessità, come il trapianto di cellule staminali emopoietiche autologhe (dello stesso paziente). «Scopo della Rete Ematologica Lombarda è garantire ai cittadini della Regione pari opportunità di cura e appropriatezza di interventi in tutte le strutture sanitarie collegate», afferma Enrica Morra, direttore dipartimento di ematologia e oncologia, ospedale Niguarda Cà Granda di Milano. «I centri afferenti alla rete sono 107, comprendono le 12 divisioni specialistiche di ematologia della Regione e tutte le altre strutture presenti sul territorio regionale, dotate di settori e personale dedicati alla diagnosi e alla cura delle malattie del sangue: un'organizzazione che permette la tempestiva diffusione delle informazioni scientifiche e una crescita omogenea della cultura in campo ematologico». Una delle peculiarità dei Centri della REL, è infatti l'inserimento nei circuiti di ricerca, dove si sperimenta l'innovazione farmacologica che mette al centro la qualità di vita del paziente. Per il trattamento dei linfomi si sta lavorando su nuove molecole, più potenti e meglio tollerate. Sono inoltre in fase avanzata studi clinici, su nuove formulazioni, degli anticorpi monoclonali.

Si studia la possibilità di somministrare rituximab per via sottocutanea.

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