Lombardia al voto, in 230 Comuni e due Province la sfida è aperta

non solo Milano. Sono quasi tre milioni gli elettori chiamati ai seggi. Scelte locali e un test politico decisivo

Voto amministrativo sì, ma fra dieci giorni esatti saranno chiamati al voto in Lombardia quasi tre milioni di cittadini, inutile dire che il test elettorale nella regione più ricca e popolosa d’Italia avrà un grande valore politico, con effetti anche sugli assetti nazionali.
Si elegge il sindaco di Milano, certo, e i risultati di Palazzo Marino saranno indubbiamente al centro di analisi e commenti. Ma quel che c’è oltre Milano non è di minore importanza. Quasi un milione di elettori complessivamente andrà ai seggi per scegliere il presidente delle Province di Mantova e Pavia, e il primo cittadino di un Comune capoluogo come Varese, politicamente pieno di significato, specie per il centrodestra, e di un’infinità di centri più piccoli, oltre 230, una ventina dei quali sopra i 15mila abitanti, soglia oltre la quale l’elezione del sindaco si celebra con il sistema dei due turni: il primo per stabilire la composizione delle assemblee elettive (Consigli comunali e provinciali) e selezionare due candidati che accedono al ballottaggio, il secondo per scegliere sindaco e presidente della Provincia.
Dal punto di vista politico più sfide si incrociano: la prima è quella ormai tradizionale fra centrodestra e centrosinistra - o fra Pdl-Lega da un lato e Pd e alleati dall’altro. Gli elettori hanno assunto il bipolarismo come assetto ormai consolidato, e in genere tendono a scegliere fra due grandi opzioni - diverso ovviamente il caso dei piccoli centri, in cui incidono liste civiche e fattori personali.
Sfida nella sfida è quella interna agli schieramenti, con una competizione fra alleati che risulta evidente anche solo guardando le singole schede. Pdl e Lega spesso corrono separati, anche in Comuni di una certa importanza, e misurano così autonomamente la propria forza. Qualcosa del genere accade nel fronte avverso, dove le forze a sinistra del Pd (i vendoliani di Sinistra, Ecologia e Libertà, ma anche l’Italia dei valori e le sigle comuniste), a partire proprio da Milano dove schierano un loro candidato a sindaco scalpitano per dimostrare che i Democratici non sono che una forza di uno schieramento più vasto, che non si esaurisce nella vocazione maggioritaria del Pd. Altro dato politico da tener presente sarà il valore elettorale del cosiddetto «Terzo polo», che un po’ ovunque si presenta contro i vecchi alleati del centrodestra, per dimostrare di essere decisivo, e per farlo tenta di portare la gara al secondo turno, per poi disporsi a scegliere esercitando il proverbiale ruolo di ago della bilancia. Succede a Milano ma anche in molti alti casi.
Occhio dunque a Pavia, dove Pdl e Lega corrono insieme contro Pd, Idv, Sel. Grande attenzione poi al caso di Mantova: per otto amministrata da un esponente del Pd, ora potrebbe passare di mano come già accaduto al Comune l’anno scorso - e la cosa fece scalpore perché rappresentò l’ennesima caduta di un baluardo fino a quel momento considerato inattaccabile.

Ma altre roccheforti erano cadute alle Provinciali del 2009, tanto che la mappa della Regione si era colorata quasi completamente di verde-azzurro (i colori di Pdl e Lega). Conteranno i candidati, le liste, i temi locali, ma alla fine conteranno anche i colori.

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